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martedì 29 luglio 2025

LA DANZA DEI DELFINI


 

L’estate era finalmente arrivata, e con lei il profumo delle creme solari, il suono delle ciabatte sulla sabbia bollente e le risate leggere che si rincorrevano tra gli ombrelloni. Ogni giorno sembrava una promessa: di un tuffo più alto, di un gelato mai assaggiato, di un incontro destinato a diventare ricordo. Fu proprio in uno di quei pomeriggi infiniti che accadde qualcosa di assolutamente imprevisto…”

Sonnechiavo con un occhio e con l'altro seguivo i movimenti di Giacomo e Alessandro:non stavano fermi un attimo,fra mare e spiaggia,nuotate,per fortuna vicino alla battigia,non si sentivano molto sicuri e le mie urla,quando si allonanavano,erano un ottimo deterrente.

Sentii un'agitazione strana,grida,quasi un litigio,altri ragazzini circondavano i miei.Mi avvicinai,facendomi largo e cercando di capire.

Giacomo aveva trovato un tesoro!Così diceva,urlando e reclamandone la proprietà.Alessandro tentava di dire che l'aveva vista prima lui, mentre qualcuno di mano lesta cercava,nella confusione di sottrarre il prezioso reperto:una enorme conchiglia tritone,di quelle che vengono usate come strumenti musicali a fiato.


Da noi i marinai le chiamano Brogne e molti le usano per ottenere suoni diversi a seconda delle necessità.Un S.O.S...primitiovo,un tam tam per attirare l'attenzione se una barca rischia in mare,se succede qualcosa di importante in paese,o quando il grano portato dalle donne al mulino, diventato farina era pronto per essere ritirato:il suonatore avvisava le donne che intanto si erano ritirate a chiacchierare.

Veniva usata anche a carnevale ed un suono cupo,ripetuto in crescendo doveva simulare l'aggressione del mostro,di cartapesta,che si avvicinava alla folla,creare paura...

Era davvero molto bella, interno madreperlaceo,levigata dalle onde e dalla sabbia,e partricolare importante,era già stata usata,aveva l'apice tagliato e levigato,per poter essere usata per suonare.Sapevo di cosa si trattava ma non sapevo usarla.E venne in aiuto ,dal nulla,Nino,giovane“lupo di mare” In mare ci era nato e cresciuto,come suo padre,come suo nonno.Era una delle famiglie di vecchi marinai che da tempo facevano parte della comunità del piccolo paese.Lui sì che sapeva usarla!Ci sorprese quando reggendola con le due mani iniziò a soffiarci dentro ed un suono strano,antico,ha rotto il silenzio ed azzittito le ultime animosità del ragazzini,ora attenti ed incantati.Ci voleva fiato,maestria per modulare quei suoni semplici,ancestrali,farli durare a lungo,sospesi fra cielo e mare.E lo stupore aumentò quando ci accorgemmo che qualcosa di grande si muoveva lento fra le onde e si avvicinava:due delfini giocavano,danzando nell'acqua a due passi da noi, ci guardavano, si tuffavano, riemergevano-Meravigliose creature,avevano forse percepito quei suoni o era un caso?Arrivarono presto altri due e poi altri e altri ancora,mentre il sole iniziava ad avviarsi al tramonto.


Presto si sarebbe nascosto dietro l'Etna che da lontano,dall'altra parte del mare,sembrava indicarne il cammino ,come un faro,ma imponente e sempre col suo bel pennacchio di fumo.La danza dei delfini continuava e Nino sembrava felice,quasi in estasi,ma ormai  esausto..Mi piace immaginare che in quel momento si sentisse in simbiosi con i delfini,che fosse un incontro casuale,ma  desiderato ed atteso,qualcosa che a noi comuni osservatori sfuggiva. 


Lo spettacolo insolito aveva fatto avvicinare gli ultimi vacanzieri ancora in spiaggia, mentre il mare indossava il suo mantello scuro,con sprazzi di rosso e rosa ,ultimo omaggio del sole alle onde in eterno movimento.Nino ha smesso di suonare,dopo un ultimo soffio ,prolungato,che a tutti noi sembrò un saluto per i suoi amici delfini,forse era sua la conchiglia che i ragazzi avevano trovato.Abbiamo salutato anche noi i delfini che giocando si allontanavano girandoci le spalle.Tornammo nelle nostre case,in silenzio,conservando lo stupore per un evento strano e irripetibile.Cercammo Nino i giorni seguenti,ma sembrava sparito.Lo rivedemmo un tardo pomeriggio e gli restituimmo la conchiglia,la sua brogna,con la promessa che sarebbe venuto ancora a suonare ,per noi,e chissà,anche per i delfini.

sabato 5 luglio 2025

L'IMPORTANZA DELLE PREFAZIONI

 

Luigi Capiana:Versi giovanili.

Un libricino ,ridotto ma gradevole,anzi di più,prezioso e tutto in veste siciliana:ovvio l'autore,Luigi Capuana-Mineo 1839-Catania 1915. Editore Vito Cavallotto,prefazione a cura di Salvatore Camilleri,fine studioso della poesia siciliana ed autore fra l'altro di un importante,almeno per me,vocabolario Italiano-Siciliano,che completa altri due impegnativi vocabolari siciliano-italiano del Mortillaro e del Traina.La prefazione di Camilleri è un lungo e dettagliato escursus sule origini e sull'uso di questi versi ,scritti in età davvero acerba e che poi con la sfrontatezza propria dell'età,hanno avuto rocambolesca visibilità.

Capuana da Mineo,incontra a Catania Giuseppe Macherione,da Giarre,anche lui giovanissimo ma con qualche pubblicazione di poesie già al suo attivo.Macherione conosce Lionardo Vigo,acese,che sta lavorando alla stesura e pubblicazione de I canti popolari siciliani.Gli presenta il giovane amico Capuana che si dice disponibile a collaborare ,cercando in provincia veccchi canti popolari.Occasione ghiotta che Capuana sfrutta con spregiudicatezza,consegnando i propri versi a Vigo,che li accoglie con una buona dose di ingenuità,come autentici canti popolari.Verranno pubblicati anche in una prima ristampa,1861-1863-Solo alla morte del Vigo-1879,Capuana ripubblica i suoi versi confessando anche se non del tutto, quello che era successo in precedenza.Fra i versi alcune poesie che ci siamo abituati ad ascoltare come canzoni del folclore siciliano,e comunque gradevoli e comprensibili anche se in dialetto.

L'amico Giuseppe Macherione , giovane poeta,Giarre marzo 1840,si appassiona anche alla politica,abbraccia la spedizione di Garibaldi e ,innamorato del sogno risorgimentale,si sposta a Torino per la apertura del nuovo Parlamento Nazionale.Muore di tisi nel maggio 1861.

Alcune brevi poesie di Capuana:

BEDDA

Bedda c'aviti picciulu lu pedi

d'oru e d'argentu la scarpa v'he fari

si vi scoprissi Gran Conti Ruggeri

ca di lu pedi s'havi a 'nnamurari;

pigghiatimi lu ncensu e lu ncinseri,

mittitimi la bedda 'nta 'n'artari,

nenti  fazzu pti tia mè duci beni,

comu na santa ti vogghiu adurari.


ACCATTARI VURRIA

Accattari vurria na virrinedda

di notti la to porta spurtusari:

vidiri ,figghia mia,quantu si bedda

quandu ti spogghi prima di curcari;

ma timu ca nun fussi tanti bedda,

ca l'occhi nun m'avissiru a 'nnurbari.

Lassa la porta misa a spaccazzedda,

ad occhi chiusi ti vegnu a trovari


Faccio traduzione,a senso:

Bella che avete il piede piccolino

vi devo fare scarpe d'oro e d'argento

nel caso vi dovesse vedere il conte Ruggero

che si innamorerebbe del vostro piede.

Prendetemi l'incenzo e il turibolo

mettete la mia bella sull'altare

io niente faccio per te,mio dolce bene

ma ti voglio solo adorare ,come una Santa.


 Vorrei comperare una verrina

per poter bucare la tua porta

e vedere te quanto sei bella

quando di notte ti spogli per dormire.

Ma tempo che  miei occhi  potrebbero accecarsi

per la tua bellezza.

Lascia la porta un pò aperta

che ti verrò a cercare,ad occhi chiusi.