L'ho
vista,sai,la tua città sepolta,e mi sono commossa,pensando a quante
volte ce ne avevi parlato,nelle sere d'inverno,accanto al
fuoco,facendoci fantasticare.
Era proprio lì,dove tu dicevi,a due
passi dal mare, una conca ben riparata tra il
il fiume ,oggi
oramai un piccolo torrente quasi sempre a secco,ed il Capo San
Giovanni.
Adesso la ferrovia e la statale,la nostra strada dei
gelsomini,separano questa zona dal mare,ma
immagino le navi che,
arrivando dalla vicina Grecia,esploravano possibili zone di approdo
sicuro,per
le navi ,ma anche possibilità di sopravvivenza.
E
proprio quest'angolo di terra sembrava un invito a fermarsi: una zona
ben riparata,le verdi colline che chiudevano l’orizzonte a nord
erano promesse di sostentamento alimentare,il fiume accanto,difesa e
provvista vitale d’acqua,non c'era neanche la necessità di
superare lo scontro Scilla-Cariddi, per nuovi approdi.
E
fu qui che si fermarono:una colonia non numerosa,da quello che si può
capire dagli scavi già effettuati.
Già,gli scavi... A cantiere
aperto,per poterci entrate abbiamo dovuto sfoderare tutte le nostre
capacità di convincimento,e stuzzicare la curiosità della giovane
assistente che sovrintendeva ai lavori,con la storia da me
raccontata su una ricostruzione che tu facevi già moltissimi anni
prima.

Un
pugno di uomini bruciati dal sole che già picchia forte,continuava a
scavare,con precauzione,qualche mezzo meccanico vicino,per spostare
la terra in eccesso.
Un lavoro in se non diverso da quello svolto
normalmente da altri uomini per dissodare la terra e prepararla alle
coltivazioni più varie:terra nera grassa dura spessa, appena
ammorbidita dalle piogge che avevano reso meno pregnane la polvere.
Un grande quadrato recintato con nastro colorato,ed ai margini una
distesa di rossi papaveri,uno spettacolo .
La collina sullo
sfondo,osservata meglio,sembra un’ideale palcoscenico per il
solito teatro,e chissà che scavando,non si arrivi a trovarlo.
Guardavo quegli uomini che scavavano,ed immaginavo te,alto, magro,la
tua immancabile paglietta bianca a ripararti dal sole,a guidare altri
uomini ugualmente arsi dal sole,che con altri mezzi,per altri
scopi,violentavano la stessa terra con profonde ferite in cerca di
radici. Sempre radici tu cercavi, radici di liquirizia,ma la terra
ti offriva casualmente altri segni, altre tracce di radici ben più
antiche e preziose.

Si favoleggiava della città
scomparsa,sepolta dal mare,della sua gente che si era dovuta
rifugiare altrove,in montagna creando una nuova città,stesso nome
,Deri con quel "Nuova" a ricordare cose che già
c’erano,ed erano ben riposte ancora nella loro memoria.
Quando
la terra ti offriva queste tracce questi segni,tu li raccoglievi
,fermavi o spostavi gli uomini con i loro picconi e diligentemente
andavi a raccontare tutto e manifestare le tue ipotesi,suffragate da
insignificanti,piccole prove,al proprietario del terreno,laureato,ma
chiuso ad ogni eventualità di dover rinunciare anche ad un solo
metro della sua terra per cose così futili..
Tutte le volte
ripetevi le stesse cose..."forse sarebbe il
caso,ingegnere,...chissà che non ci sia qualcosa di
importante...magari si potrebbe parlare con qualcuno al
museo..."
Tutte le volte la stessa scontata risposta..."le
tue solite fantasie,Antonio,se ti serve lavorare,fallo pure,ma lascia
perdere il resto,altrimenti lascia stare tutto e vatti a cercare
altrove la tua liquirizia..."
Così,anno
dopo anno Antonio ha continuato a far scavare ed estrarre dalla
terra le radici di liquirizia, lasciando al loro destino piccoli
indizi di bel altre radici.
Sono passati oltre 60 anni da
allora: ci raccontavi di questi piccoli ritrovamenti, cocci
smaltati,resti spesso strani ed incomprensibili,piccoli vuoti nel
terreno.E insieme fantasticavamo di genti sconosciute,di città
perdute nel tempo, di tesori nascosti,ed i sogni rendevano più lievi
le notti.
Quei piccoli segni che la terra allora ti regalava,sono
venuti fuori in tutta la loro incontestabile evidenza nel corso dei
lavori,per la costruzione della nuova superstrada: questa volta non
si poteva più fare finta di niente.
Lavori bloccati per anni,per
capire la rilevanza dei ritrovamenti, e provvedere all’esproprio
del terreno .
Gli
scavi fin qui eseguiti hanno portato alla luce l'impianto di una
città greca,e a salire verso le colline,resti di manufatti di epoca
romana.
Più
vicino al mare i resti di una Sinagoga,datata II-III secolo D.C.-Pare
sia la seconda,per vetustà,ritrovata in Italia.Un pavimento in
mosaico,in ottime condizioni alcune figure simboliche:una
riproduzione del cosidetto nodo di Re Salomone ,il candelabro
ebraico,un orcio con delle monete che hanno permesso la datazione.Un
piccolo museo raccoglie i vari reperti trovati.
Gli
scavi stanno proseguendo ma molto a rilento.
Sono
sicura,papà,che ti sarebbe piaciuto vedere tutto questo,e saresti
stato orgoglioso delle tue intuizioni di allora..E' come se alla fine
abbia vinto tu,con la tua inascoltata ostinazione.