Ad
ogni notiziario,locale o nazionale ,in questi giorni trovo i mugugni
di schiere di insegnanti,del sud,come me,insoddisfatti ed
arrabbiatissimi perché, per avere,finalmente,il posto fisso e
garantito,si devono spostare dalle loro sedi.
Ma
dov'è il problema?Da sempre è successo.
Si
faceva la gavetta iniziando da sedi disagiate,dove in molti
rinunciavano proprio per questo.Con gli anni si è passati dal
trasferimento con treni e pulman, all'aereo,la ventiquattrore posto
della solita valigia di cartone.Si partiva giovani,si offriva ad
altri e si assorbiva dagli altri esperienza,diversi modi di vivere e
di rapportarsi.Si cresceva,in una parola, esportando ed acquisendo
nuovi metodi,nuovi sistemi per migliorare l'insegnamento.
Mi
fanno pensare molte insegnanti ultrasessantenni che si
lamentano,inveiscono, si sbracciano perché, costrette a spostarsi,si
devono distaccare ...dai nipoti!
Care
nonne,se alla vostra età siete ancora in cerca di una
sistemazione,qualcosa di sbagliato dev'essere successo nel corso
della vostra vita professionale.
Magari,in
età giovanile,con la scuola sotto casa,vi siete preoccupate di
mettere su famiglia,qualche figlio in più del previsto,cosa in se
lodevolissima e nata da libere scelte,permessi su
permessi,aspettative e quant'altro il sistema scuola permetteva.
Avete
cresciuto i vostri figli nel calore e nella protezione della
famiglia..e gli anni passavano,e voi restavate sempre insegnanti a
tutti gli effetti,magari non di ruolo ma con qualche accumulato
punteggio che vi permetteva di restare in graduatoria,in zona.
Il
precariato non è una bella cosa,ci si sono dovuti adattare anche i
nostri figli che non lavorano con un pubblico impiego.
Ma
bisogna fare di necessità virtù,care nonne e mamme disperate.
Si
sa che il meridione è un bacino di riserva di insegnanti di tutti i
livelli e di personale addetto alla scuola.Si sa che il numero di
alunni diminuisce anche al sud e che per logica le insegnanti se
vogliono lavorare devono spostarsi dove il lavoro c'è.Si sa che ci
sono stati in passato disposizioni che privilegiavano la
immobilità,in nome della famiglia.
La
crisi,economica,e demografica ha rimesso in gioco persone e
situazioni:accettare o scegliere,dipende da ognuno di noi,secondo le
proprie necessità e i propri desideri.Pretendere che tutto vada
secondo il nostro metro,non è possibile,non più,almeno per ora.
So
di attirarmi antipatie e contestazioni,so di non conoscere alla
perfezione i vari meccanismi,ma conosco bene la categoria,che
rispetto,anche se non sempre e non tutta,all'altezza del compito che
si è assunto.
8 commenti:
Credo che il titolo di questo ottimo post dica tutto.
Un salutone,
aldo.
Cara Chicchina, ho sentito pure io che ce un certo malumore per gli insegnanti, la cosa si ripete ogni anno, e nessuno è soddisfatto.
Non resta che sperare che il ministro dell'istruzione trovi il modo di soddisfare le richieste degli insegnati.
Ciao e buona giornata cara amica, con un abbraccio e un sorriso:)
Tomaso
Ti ti ringrazio Aldo,vedo che ci siamo capiti,come al solito.Un abbraccio e a presto.
al lavoro non si può rispondere vieni dove sto, ma va preso dove è.
forse gli stipendi non permettano molto grandi spostamenti e lunghi periodi.
dove si abita forse siamo delle principesse e prindcipini, pretendenti a vita con inchini e facili impegni. Mi chiedo perchè continuano a laurearsi un lettere e legge e medicina quando sanno che il mercato è saturo per 30 anni??????
Tomaso ,è difficile che ci si per ognuno di noi la possibilità di lavoro..sotto casa.Spesso non lo si trova neanche fuori,quindi è giocoforza accettare quello che viene proposto.Gli insegnati comunque hanno sempre la possibilità di rientrare nelle zone di origine,dopo qualche tempo,diciamo che sono quasi avvantaggiati....
Andrea,dici bene,non sempre il lavoro e la residenza vanno di pari passo,anzi quasi mai.Io mi sono trasferita nel 61-un diploma e una valigia e via..i miei figli appena finita la scuola,diploma -portatile e ventiquattrore.Se il lavoro manca,in particolare al sud,lo si va a cercare dove lo si trova,ormai più in Europa che in Italia .La speranza o le minori difficoltà di studi universitari forse sono alla base di certe scelte,fallimentari a prescindere.Buona estate,Andrea.
Una analisi che condivido in tutto, buona serata.
Passavo per un saluto, e ho riletto questo scritto che avevo già condiviso in FB.
Chicchina dovresti scrivere più spesso... analisi perfetta ed amare costatazioni sulla società di adesso.
Un abbraccio
Gingi
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