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domenica 8 marzo 2020

OTTO MARZO 2020-UNA VITA

               Ho attraversato quasi un secolo a contatto con la trasformazione della società e in particolare della condizione femminile:Non sono centenaria,ovvio,
ma le mie nonne erano dell'ottocento, le ho conosciute ,ho ascoltato i racconti della loro vita.I miei genitori dei primi decenni del secolo scorso,e anche da mia madre ho voluto ascoltare e di cose da raccontare ne aveva tante, senza forse la coscienza che la loro situazione come donne si poteva anche cambiare.
              Ho assistito alla prima volta del voto alle donne.Mia madre era una persona molto timida anche un po sottomessa,mentre mio padre era un ribelle,vedeva le ingiustizie e cercava di combatterle,ha fatto le sue battaglie ,anche lui,perchè le donne potessero andare al voto,ed ancora prima,perchè si tornasse a votare dopo la nera parentesi fascista.

              Così mia madre non ha avuto problemi,ha potuto votare,informata e convinta.Hanno votato anche le mie due nonne,assieme ai loro mariti.Per loro mio padre era una guida indiscussa..
Ho potuto studiare,con molti sacrifici da parte dei miei e per questo,anche perchè mi sentivo in debito con gli altri fratelli,ho cercato di impegnarmi al massimo,sempre.

(foto dal web)  

Ho avuto la fortuna di incontrare professori illuminati che ci hanno insegnato il mestiere di vivere,oltre che le discipline del corso scolastico.E così ho capito presto il significato di parole come libertà,giustizia sociale,diritti e doveri,ovviamente.
             C'ero quando si facevano i primi comizi per la scelta fra Monarchia e Repubblica,ero una bambina e mi aggiravo sotto il palco improvvisato dei vari comizianti,pronta a battere le mani,seguendo,ovviamente le indicazioni di mio padre..         
C'ero quando per festeggiate la vittoria della Repubblica tutto il paese si era radunato nella piccola piazza ed io giravo fra loro per distribuire le coccarde tricolori,assieme a mia sorella e le cugine,più grandi di me.

(Foto dal web) 
           
 C'ero quando le gelsominaie del mio paese hanno fatto i primi scioperi per chiedere migliori condizioni di lavoro ed assistenza per i bambini  che non potevano restare a casa da soli,si iniziava a lavorare prima dell'alba.

E dopo tanti scioperi furono create delle strutture un po rudimentali, dove ospitare i bambini durante il lavoro e a turno le mamme ci badavano,potevano allattarli,cambiarli, dare loro da mangiare.

                                         foto mia

 C'ero,ancora prima,quando ci sono state lunghe battaglie per dare la terra ai contadini.Io con i miei abitavo in campagna,dove c'erano pure i nonni.Arrivavano dai paesi vicini,con le bandiere,erano quasi tutti uomini,ma c'era anche qualche donna.Ad organizzarli quasi sempre mio padre,con suo fratello ed altri pochi giovani.
               Le donne,nel vicinato preparavano qualcosa da mangiare.Pane 
fatto in casa,formaggio,olive,perchè  a turno gli uomini restavano fuori 
anche più giorni e notti.
               Ho distribuito le prime mimose quando frequentavo il primo anno 
delle superiori.Preparavamo dei cestini pieni di rametti,legati ad un biglietto che spiegava le motivazioni della ricorrenza.Un lavoraccio che impegnava tante persone giorni prima.
               Ho fatto le manifestazioni ,assieme alla scuola,negli anni 50,per la decolonizzazione dell'Africa,poi venne il Vietnam, ed io c'ero.
               Le campagne per il divorzio,per cambiare il diritto di famiglia,per l'aborto,le ho seguite,le ho vissute,le sentivo necessarie,perchè spesso la realtà della esistenza precede e preme per la creazione delle leggi.

               La Giornata Internazionale della Donna,non può essere considerata una festa.Chiamiamola una ricorrenza una celebrazione. Celebrazione di tutto quello che ho cercato di raccontare nel mio piccolo,ma è molto di più.La mia è stata una comoda passeggiata,  per molte altre sorelle è stato un calvario,spesso un vittoria costata la stessa loro vita.
(foto dal web)
               Questo OTTO MARZO ha un sapore particolare,sa di ospedale,di malattia ,sa di donne ,sì,ancora donne,che fanno turni massacranti,assieme ai loro colleghi,per cercare di curare rallentare rassicurare scoprire qualcosa che metta al sicuro noi,i nostri cari.

              A loro,ed a tutte le donne che ancora credono e sperano di poter cambiare il mondo,il mio grazie ed il mio abbraccio virtuale,assieme al rametto di mimosa che ricorda il sole la luce ed il profumo della primavera.