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sabato 23 maggio 2020

QUEL 23 MAGGIO


Era tiepido il pomeriggio palermitano di quel 23 maggio ,sapeva di fiori gialli di ginestre dal profumo dolciastro e di ronzio di api golose,attorno.Sapeva di profumo di zagara che a ondate invadeva anche quel nastro d'asfalto dove le macchine adavano,una dietro l'altra,andatura regolare,giusto distanziamento.La natura rigogliosa e colorata però non distraeva nessuno degli autisti,nessuno.Tutti assorti in un compito molto serio,che richiedeva il massimo di attenzione.
Ci sarebbe stato tempo per pensare ai colori ai prifumi,alle granite di quella incipiente estate palermitana.
Così pensavano gli uomini che scortavano Giovanni.
Lui no,lui pensava già ad altro,ad appuntamenti già programmati,a carte da sfogliare leggere e rileggere..
Poi fu un tonfo,sordo,fragoroso e il mondo si fermò.Si fermarono le parole a metà,i sorrisi,i pensieri,si fermò il sole e fu il buio di una notte infinita.Furono le sirene impazzite delle auto che già non c'erano più,le spie di qualche freccia che indicava deviazioni assurde su strade inesistenti.
Niente altro,neanche il giallo delle ginestre, ormai un non colore.Anche gli alberi avevano una innaturale immobilità,le foglie piegate dal peso dell'orrore.
Non abbiamo visto subito: le immagini arrivarono dopo,ma il fragore superò montagne e colline e raggiunse velocemente città e paesi di tutta l'Isolala.E anche oltre.Arrivò fino alle falde dell'Etna dove i ragazzi stavano preparandosi per uscire,bloccando azioni e movimenti in un fermaimmagine buffo,fra incredulità stupore,ed un urlo che si congelò in gola..
Sembrò la fine di ogni speranza,poi sembrò il momento del cambiamento,forse c'è anche stato.
Oggi è solo il giorno del ricordo...