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giovedì 24 dicembre 2020

QUANDO LA POESIA DIVENTA UNA CANZONE-O FORSE E' IL CONTRARIO...

Siamo alla vigilia del Grande Evento. Si aspettava per la mezzanotte la nascita del Bambino Gesù,con l'emozione dei più piccoli che resistevano al sonno,per depositare,con un rito collaudato dai predecessori negli anni,il piccolo Bambino nella mangiatoia.

Si andava a messa,spesso sotto la neve,o si restava in casa per gli auguri di rito fra resti di panettone ,odore di mandarini e di pesce,il camino acceso,e le finestre socchiuse, si era in tanti e mancava l'aria.

Tutto cambiato,quest'anno,è bastato un piccolissimo virus,cattivo,virulento,ondivago ed aggressivo a cambiare le nostre vite:anche la Messa ha cambiato orari,i riti scomparsi,scomparsi parenti ed amici dalle tavolate pantagrueliche e chiassose.Molti gli assenti per ...obligo di salvaguardia della salute propria ed altrui ,molti i posti vuoti,per sempre.Non sono in vena di scrivere altro,pesa anche per me il silenzio delle assenze.Posso solo sognare che si tratti di un incubo e sperare che tutto finisca,prima della prossima vigilia,con la sua Messa di mezzanotte e gli auguri sotto l'albero. E parlando di sogni,mi è tornata in mente questa bellissima poesia di Fabrizio De Andrè-o era una anzone?

IL SOGNO DI MARIA

"Nel Grembo umido, scuro del tempio,

l'ombra era fredda, gonfia d'incenso;

l'angelo scese, come ogni sera,
ad insegnarmi una nuova preghiera:
poi, d'improvviso, mi sciolse le mani
e le mie braccia divennero ali,
quando mi chiese - Conosci l'estate
io, per un giorno, per un momento,
corsi a vedere il colore del vento.

Volammo davvero sopra le case,
oltre i cancelli, gli orti, le strade,
poi scivolammo tra valli fiorite
dove all'ulivo si abbraccia la vite.

Scendemmo là, dove il giorno si perde
a cercarsi da solo nascosto tra il verde,
e lui parlò come quando si prega,
ed alla fine d'ogni preghiera
contava una vertebra della mia schiena.

(... e l' angelo disse: "Non
temere, Maria, infatti hai
trovato grazia presso il
Signore e per opera Sua
concepirai un figlio...)

Le ombre lunghe dei sacerdoti
costrinsero il sogno in un cerchio di voci.
Con le ali di prima pensai di scappare
ma il braccio era nudo e non seppe volare:
poi vidi l'angelo mutarsi in cometa
e i volti severi divennero pietra,
le loro braccia profili di rami,
nei gesti immobili d'un altra vita,
foglie le mani, spine le dita.

Voci di strada, rumori di gente,
mi rubarono al sogno per ridarmi al presente.
Sbiadì l'immagine, stinse il colore,
ma l'eco lontana di brevi parole
ripeteva d'un angelo la strana preghiera
dove forse era sogno ma sonno non era

- Lo chiameranno figlio di Dio -
Parole confuse nella mia mente,
svanite in un sogno, ma impresse nel ventre."

E la parola ormai sfinita
si sciolse in pianto,
ma la paura dalle labbra
si raccolse negli occhi
semichiusi nel gesto
d'una quiete apparente
che si consuma nell'attesa
d'uno sguardo indulgente.

E tu, piano, posati le dita
all'orlo della sua fronte:
i vecchi quando accarezzano
hanno il timore di far troppo forte.

Buon Natale:che abbia in dono un sorriso per tutti,un pensiero per chi non c'è più e il coraggio di farci sperare e sognare ancora. 








venerdì 18 dicembre 2020

LA MIA FINESTRA DELL'AVVENTO


Apro la diciottesima finestra del Calendario dell'Avvento del Focolare dell'Anima per ringraziare Sciarada, ( animamundi-sciarada.blogspot.com), ideatrice di questa speciale avventura che dura già da sette anni,e portare,anche quest'anno il mio contributo,ed il mio saluto alle amiche ed amici che vi partecipano.

Natale è legato anche alla creatività e all'immaginazione del mondo del Presepe.Piccolo o grande,tradizionale, naif,innovativo,è comunque al centro dell'attenzione ,cattura l'occhio e il cuore.

Da una visita al Museo del presepe di Napoli-Certosa di San Martino:

Il pregiatissimo Presepe Cuciniello attira la massima attenzione per la  sua scenografica composizione,che abili giochi di luce rendono magico.


Pregevolissimi altri pezzi, della tradizione Napoletana,frutto di donazioni




Semplice ed essenziale ma prezioso

Anche le varie figure-personaggi,piccoli capolavori di maestria costruttiva e figurativa,presi singolarmente, vengono presentati in ottimo allestimento nelle vetrine,assieme ad oggetti vari,facenti parte di ogni presepe.










Ma l'opera  più  sorprendente,per qualità e rarità è comunque la Vergine Puerpera.Sdraiata,con evidenti segni della imminente maternità,statua a grandezza naturale,è sistemata con accanto  San Giuseppe,anche questo a grandezza naturale,ed un Angelo, in adorazione ma anche,  sembra,in ansiosa attesa 




Fra arte ,tradizione e credenze,comunque il Natale è sempre Famiglia,speranza di rinnovamento,Luce nuova che deve guidarci nel lento cammino per la ri-costruzione di un mondo nuovo.



E' questo l'augurio che faccio ,passando il testimone a Golconda di animamundi-sciarada


martedì 15 dicembre 2020

C'ERA DAVVERO LA CITTA' SEPOLTA.

L'ho vista,sai,la tua città sepolta,e mi sono commossa,pensando a quante volte ce ne avevi parlato,nelle sere d'inverno,accanto al fuoco,facendoci fantasticare.

Era proprio lì,dove tu dicevi,a due passi dal mare, una conca ben riparata tra il
il fiume ,oggi oramai un piccolo torrente quasi sempre a secco,ed il Capo San Giovanni.
Adesso la ferrovia e la statale,la nostra strada dei gelsomini,separano questa zona dal mare,ma
immagino le navi che, arrivando dalla vicina Grecia,esploravano possibili zone di approdo sicuro,
per le navi ,ma anche possibilità di sopravvivenza.

E proprio quest'angolo di terra sembrava un invito a fermarsi: una zona ben riparata,le verdi colline che chiudevano l’orizzonte a nord erano promesse di sostentamento alimentare,il fiume accanto,difesa e provvista vitale d’acqua,non c'era neanche la necessità di superare lo scontro Scilla-Cariddi, per nuovi approdi.

E fu qui che si fermarono:una colonia non numerosa,da quello che si può capire dagli scavi già effettuati.
Già,gli scavi... A cantiere aperto,per poterci entrate abbiamo dovuto sfoderare tutte le nostre capacità di convincimento,e stuzzicare la curiosità della giovane assistente che sovrintendeva ai lavori,con la storia da me raccontata su una ricostruzione che tu facevi già moltissimi anni prima.



Un pugno di uomini bruciati dal sole che già picchia forte,continuava a scavare,con precauzione,qualche mezzo meccanico vicino,per spostare la terra in eccesso.
Un lavoro in se non diverso da quello svolto normalmente da altri uomini per dissodare la terra e prepararla alle coltivazioni più varie:terra nera grassa dura spessa, appena ammorbidita dalle piogge che avevano reso meno pregnane la polvere. Un grande quadrato recintato con nastro colorato,ed ai margini una distesa di rossi papaveri,uno spettacolo .
La collina sullo sfondo,osservata meglio,sembra un’ideale palcoscenico per il solito teatro,e chissà che scavando,non si arrivi a trovarlo.
Guardavo quegli uomini che scavavano,ed immaginavo te,alto, magro,la tua immancabile paglietta bianca a ripararti dal sole,a guidare altri uomini ugualmente arsi dal sole,che con altri mezzi,per altri scopi,violentavano la stessa terra con profonde ferite in cerca di radici. Sempre radici tu cercavi, radici di liquirizia,ma la terra ti offriva casualmente altri segni, altre tracce di radici ben più antiche e preziose.




Si favoleggiava della città scomparsa,sepolta dal mare,della sua gente che si era dovuta rifugiare altrove,in montagna creando una nuova città,stesso nome ,Deri con quel "Nuova" a ricordare cose che già c’erano,ed erano ben riposte ancora nella loro memoria.
Quando la terra ti offriva queste tracce questi segni,tu li raccoglievi ,fermavi o spostavi gli uomini con i loro picconi e diligentemente andavi a raccontare tutto e manifestare le tue ipotesi,suffragate da insignificanti,piccole prove,al proprietario del terreno,laureato,ma chiuso ad ogni eventualità di dover rinunciare anche ad un solo metro della sua terra per cose così futili..
Tutte le volte ripetevi le stesse cose..."forse sarebbe il caso,ingegnere,...chissà che non ci sia qualcosa di importante...magari si potrebbe parlare con qualcuno al museo..."
Tutte le volte la stessa scontata risposta..."le tue solite fantasie,Antonio,se ti serve lavorare,fallo pure,ma lascia perdere il resto,altrimenti lascia stare tutto e vatti a cercare altrove la tua liquirizia..."

Così,anno dopo anno Antonio ha continuato a far scavare ed estrarre dalla terra le radici di liquirizia, lasciando al loro destino piccoli indizi di bel altre radici.
Sono passati oltre 60 anni da allora: ci raccontavi di questi piccoli ritrovamenti, cocci smaltati,resti spesso strani ed incomprensibili,piccoli vuoti nel terreno.E insieme fantasticavamo di genti sconosciute,di città perdute nel tempo, di tesori nascosti,ed i sogni rendevano più lievi le notti.
Quei piccoli segni che la terra allora ti regalava,sono venuti fuori in tutta la loro incontestabile evidenza nel corso dei lavori,per la costruzione della nuova superstrada: questa volta non si poteva più fare finta di niente.
Lavori bloccati per anni,per capire la rilevanza dei ritrovamenti, e provvedere all’esproprio del terreno .




Gli scavi fin qui eseguiti hanno portato alla luce l'impianto di una città greca,e a salire verso le colline,resti di manufatti di epoca romana.

Più vicino al mare i resti di una Sinagoga,datata II-III secolo D.C.-Pare sia la seconda,per vetustà,ritrovata in Italia.Un pavimento in mosaico,in ottime condizioni alcune figure simboliche:una riproduzione del cosidetto nodo di Re Salomone ,il candelabro ebraico,un orcio con delle monete che hanno permesso la datazione.Un piccolo museo raccoglie i vari reperti trovati.




Gli scavi stanno proseguendo ma molto a rilento.

Sono sicura,papà,che ti sarebbe piaciuto vedere tutto questo,e saresti stato orgoglioso delle tue intuizioni di allora..E' come se alla fine abbia vinto tu,con la tua inascoltata ostinazione.


mercoledì 25 novembre 2020

DONNE-NEI TEMPI DI GUERRA-NEI TEMPI DI PACE..

 Per ricordare la giornata della violenza sulle donne,ho scelto di parlare di questo libro appena letto.Le donne hanno da sempre pagato un tributo troppo altro per la loro supposta subordinazione allo strapotere maschile che ne ha fatto oggetto di conquista,attraverso l'uso del corpo come trofeo e premio di guerra,ma anche in tempo di pace,come oggetto,proprietà disponibile ed esclusiva.E lo vediamo quotidianamente dalle cronache dei nostri giorni.

LE CIOCIARE DI CAPIZZI di MARINELLA FIUME

                                         FOTO dal film La ciociara-

Il titolo è evocativo di realtà diverse per distanza geografica ma identiche nella gravità dei fatti:Le violenze gli stupri gli abusi più abietti subiti dalle donne,da parte dei goumiers , militari dell'esercito francese di origine in buon parte marocchina,sbarcati assieme agli amerericani,nell'estate 1943.Il primo grave stupro di massa,le marocchinate come altrimente vennero denominate ,fu consumato in Sicilia,nel piccolo centro dei Nebrodi,Capizzi,sulla strada che,attraversandol'isola, porta i militari a Messina.

E' stato uno stupro subìto da quasi tutte le donne,ragazze ed anche bambine del Paese,con una crudeltà inaudita,spesso anche in presenza dei familiari.

La storia era ben nota,ci sono nutriti riferimenti bibliografici ,anche a corredo delle ricerche dell'autrice.Ma la comunità ha preferito in qualche modo nascondere, evitare di parlarne, per pudore,senso di vergogna, desiderio di dimenticare.

Non basta però rimuovere i torti dalla memoria perchè questi siano meno dolorosi meno brucianti nelle coscienze di chi li ha subiti.

L'autrice si impegna a raccogliere ,per quanto ancora possibile, le testimonianze delle protagoniste ,dei parenti e di chiunque ne abbia notizia,per riscattare attraverso il racconto ed il ricordo,le sofferenze per i torti subiti da queste donne e fare pace col passato attraverso la rielabolrazione dei fatti,perchè diventi salvifica memoria collettiva. Lavoro non facile per le ovvie reticenze,per il troppo tempo già passato, durato parecchio tempio e condotto anche da volontarie dell'Associazione FIDAPA della zona,che grazie alla sensibilità e disponibilità all'ascolto hanno potuto raccogliere molte testimonianze, dolorose ma anche liberatorie e fare emergere il tanto non detto prima.

Nel racconto non mancano riferimenti interessanti sulla struttura socio economica del paese: dedito in gran parte all'agricoltura , le tradizioni segnano e seguono il tempo del lavoro in armonia con le stagioni,con i riti e le credenze sedimentate generazione dopo generazione.Anche questo aspetto ha contribuito probabilmente a tenere all'interno della comunità per tanti anni ,come fatti riservati,il dolore, la vergogna, il perdono anche.

Il testo è correlato da una importante nota della sociologa dott.ssa Maria Pia Fontana,Università degli studi-Catania,sugli stupri di massa ,a seguito delle guerre,sulle motivazioni e pseudo giustificazioni,e sulle profonde e devastanti ferite fisiche e psicologiche che questi lasciano sulle donne.







martedì 17 novembre 2020

ALMENO LEGGERE ..

 Non riesco a fare molto,anzi quasi niente.E non è colpa del covid,delle chiusure,o almeno non solo.Ha contribuito,perchè ho tralasciato dei controlli ed è difficile recuperare subito.

Così leggo e tanto.Anche libri di scrittrici  e scrittori emergenti,evitando libri molto pubblicizzati,che spesso fanno leva sul nome,ma deludono.

Ultimo letto: 

LUIGINA PARISI:UN ABBRACCIO SOSPESO

L'ho letto!Non sono una lettrice compulsiva,mi piace assorbire il sapore ,il suono delle parole che,pagina dopo pagina,compongono la storia.

E quel titolo che dovrà portare da qualche parte,avrà un suo perchè:sempre presente,incombente,così,mentre la storia si dipana il pensiero va oltre,costruisce e demolisce congetture,cosa che pare faccia anche la protagonista.Un gioco,un mosaico di sentimenti, incertezze, fughe in avantie, ripensamenti.

Ogni tanto una tessera sembra fuori posto, e si ricomincia.Prosa armoniosa scelta calibrata delle parole,un clima ed un ambiente mediterraneo che si avvertono,a pelle,e incidono sul carattere dei protagonistisi.

L'indovinatissimo espediente della chat ,e della email con uno sconosciuto dà licenza per un lavoro di quasi sdoppiamento nella ricerca delle motivazioni di certi modi di vivere sentimenti e situazioni anche difficili:

uno studio comportamentale ,di tipo psicologico,sufficientemente distaccato,nella prima fase,ma che finisce per coinvolgere e travolgere emotivamente di sicuro la protagonista,ma forse anche se in modo diverso, l'interlocutore anonimo.E' quell'abbraccio, che sentiamo nell'aria , o la sua assenza,la risposta che ci aspettiamo dalla storia? Per saperlo bisogna proprio leggerla tutta!



lunedì 2 novembre 2020

DI LETTURE, DI LIBRI,DI RACCONTI.

Un piccolo esperimento:otto parole per creare una storia,anche minima.Ma io non ho il dono della sintesi e così è nato un breve racconto.

Le parole chiave:Verde Luce Mare DonnaSperanza Sorriso Alba Domani. 

Era VERDE la collina,quel giorno di marzo. Marzo mediterraneo col sole accecante che gioca fra nuvole spettinate,e alimenta il crescere dell'erba che ti pare di sentirla .farsi strada fra un filo e l'altro per fare spazio a nuovi fili nascenti,a protuberanze che diventeranno presto fiori.In basso il MARE di un azzurro intenso mandava bagliori di LUCE.



La DONNA osservava lo spettacolo appoggiata alla porta ,quasi a farsi sorreggere, prestando la massima attenzione ad ogni cambio di respiro,ad ogni movimento,se pure impercettibile.Il bambino era in una situazione critica.

Bisognava solo aspettare.Così le aveva detto il medico,appena andato via.

Pensava alle volte che in giornate simili,non riusciva a farlo stare in casa a studiare;il sole,la narura che riprendeva a vivere erano un invito assillante.

Lo aveva fatto crescere bene,dandogli serenità e sicurezza,nonostante dovesse fare tutto da sola.Il padre? Padre solo per un solo giorno,poi la paura della responsabilità ,l'insicurezza,l'inesperienza,lo avevano fatto scappare.

Bisognava solo aspettare,si ripeteva Francesca.e intanto,seduta accanto al ragazzo osservava il suo profilo, i suoi occhi socchiusi:gli ricordava tanto il padre ed un velo di tristezza le oscurò il viso.

Restava la SPERANZA che tutto si risolvesse,la crisi fosse superata,e lei continuava a restargliaccanto,mentre le ore passavano e le ombre della sera si sosituivano alle ultime nuvole arrossate dal tramonto.Superare la notte,un incubo. Restò vigile,accanto al letto,mentre le ore passavano,e tanti pensieri giravano nella sua testa.

Rivedeva il film di quegli ultimi anni.La passione,i colpo di testa,un matrimonio celebrato in fretta e in quasi solitudine e quel figlio che le toglieva il respiro,ogni volta che lo abbracciava.

Era tutto,erano tutto,dopo che il padre non aveva avuto la forsa di accettarlo.Un SORRISO mesto affiorò fra i ricordi,ma scomparve subito,non era tempo di sorridere,di abbandonarsi ai ricordi,belli o brutti.

Bisognava solo aspettare.Alomeno fino all'ALBA.

Aspettare e credere in qualche miracolo,anche se lei ai miracoli non ci aveva mai creduto.

L'alba arrivò,anzi le sembrò perfino che bussasse alla porta,come per avvisarla che c'era,che la notte era finita.

Bussò una seconda volta,ma non era l'alba,che si era già evidenziata ,al solito,con la luce prepotente del nuovo giorno.

Andò alla porta,apri,esitante.L'uomo le buttò le braccia al collo ,restarono un attimo senza parole, sorreggendosi a vicenda.

Poi fu un pianto liberatore,silenzioso,caldo di lacrime.E il miracolo,come in ogni lieto fine,si completò ,col bambino che chiamava la mamma e guardava stupito e stordito quello strano gruppo.

Bisognava solo aspettare.

E finalmente ,dopo la lunga notte,ora era già DOMANI.



venerdì 28 agosto 2020

I VISIONARI ,LA NATURA,L'ANTICO.

Si è spento ,in Calabria,all'età d 91 anni,il maestro visionario Nik Spatari.Per chi non lo conosce,è il creatore del MUSABA.

Nik Spatari 1929-2020

MUSABA:E' il nome di un interessante museo di arte figurativa ,all'aperto-in Santa Barbara, frazione di Mammola, un piccolo paese dell'entroterra calabrese,più conosciuto per lo stoccafisso che per le virtù dell'acqua della zona pare sia di sapore eccelso,tanto da diventare un richiamo turistico gastronomico che ha sollevato le sorti della zona.

Tornimo però al MUseo SAnta Barbara,un museo di strada,potremmo definirlo,dovuto alla passione ed alla intuizione di Nik Spatari.

Logo ed immagine Museo

Nato nel 1929,a Mammola,provincia di Reggio Calabia ,si fa notare da subito per le sue qualità artistiche,gira il mondo,si forma alle vari scule del suo tempo e alla fine degli anni 70 ritorna in Calabria,assieme alla moglie Hiske Maas compagna di vita e di avventure artistiche.Nel 1969 è propprio a Mammola,il suo paese natale,che vuole realizzare un suo sogno:il Museo laboratorio di arte contemporanea,sui resti di un monstero Basiliano,sul fiume Torbido

Nik con la moglie Hiske Maas

   Da allora non ha mai smesso di lavorare.Continua con altre opere anche scultoree,assieme alla moglie che collabora per la preparazion dei progetti ma anche attivamente in fase di realizzazione.
Riutilizza ruderi di altri antichi monasteri,nella zona,convinto che la storia e la bellezza dei luoghi
abbiano il diritto 
ed il dovere di rivivere.

La sua è una storia di di passione,d'amore ,arte e bellezza,ha ridato vita e colore ad una reinterpretazione e rivalutazione dell'antico,e della tradizione,coadiuvato sempre dalla presenza attiva della moglie, bravissima artista anche lei.

Hanno dato vita ad una Fondazione e si spera che questo mondo visionario di colore ed arte,di passione e impegno possa continuare,anche adesso che Nik ha lasciato la sua visionaria avventura terrena per continuare a coltivare i suoi sogni altrove .

Alcune foto,ma le opere meriterebbero di essere vste ed apprezzate dal vivo,seguendo un percorso che anche la natura dei luoghi contribuisce a rendere fantastico..

















venerdì 14 agosto 2020

I MIEI PRIMI 8O ANNI

Ci sono arrivata,nonostante tutto, e posso anche raccontarmi.

Sembrano tanti ma è stato un tempo veloce,ricco di eventi,novità scoperte e mi sono lasciata trasportare,con leggerezza ed entusiasmo.Ora devo solo programmare i prossimi,ma a piccole tappe,ridimensionando progetti programmi ed anche i sogni.

La vita mi ha dato molto.Mi ha dato una famiglia dove sono potuta crescere coltivando valori importanti,come gli affetti,il rispetto per gli altri,l'amore per la natura,la curiosità per la scoperta. 

Mi ha permesso di avere una mia nuova famiglia e spero di essere riuscita a trasmettere almeno una parte di ciò che ho avuto,mentre ringrazio per quello che ho ricevuto in affetto collaborazione aiuto e amore.

In tanti anni ,come in un libro ho scritto storie di vite,di presenze,di assenze,di cadute e di rigenerazioni.Pagine di poesia ,di stupore di dolore di allegria.Perchè come in un libro,in ogni vita c'è un po di tutto.Ma resta sempre lo spettacolo piu bello e sorprendente del creato.

domenica 2 agosto 2020

SABATO 2 AGOSTO 1980



Sono passati quarant'anni,io ne avevo solo 40,forse mi stavo già preparando per la solita vacanza,al mare dove ,con mamma tenevamo a bada i miei due figli più alti tre nipoti,più o meno la stessa età.
Altre famiglie erano già in viaggio in auto,ma principalmente in treno.Un treno che il primo sabato di agosto a Milano era stato letteralmente preso d'assalto da tante nonne con nipoti al seguito,mamme,papà,intere famiglie insomma:tutti col sogno di giorni di mare e di sole,di pranzi con parenti di saluti,granite e gelati da consumare con lentezza,finalmente assieme ad amici ritrovati.
Bologna era un nodo strateggico per le ferrovie:ci si dava appuntamento con parenti ed amici che arrivavano da altre città,e già in molti erano ai finestrini per controllare,qualcuno anche pronto a scendere,un pacco di sigarette,una bottiglia d'acqua al volo..
Fu un attimo,un boato,un urlo straziante poi più niente:la mente dovette adattarsi a percepire che cosa era stato.
Fu l'urlo delle sirene ininterrotto potente a riempire la citta,le piazze moltiplicarne l'eco urtando sotto i portici delle strade.
Fu il fumo acre di polvere da sparo,furomo i lamenti dei feriti,le grida di chi non sapeva cosa fare .
Furono nomi urlati, in attesa di risposte che non arrivavamo.

Furono subito medici infermieri barellieri con le mani fra i capelli in un gesto di dichiarata impossibilità di capire,nel dare aiuto.
Furono mille mani,insanguinate a cercare nella polvere a sollevare travi d'acciaio,a districare matasse di fili infuocati per estrarre spesso solo brandelli di qualcosa che era stata vita.
Furono i numeri dei morti,i numeri dei feriti gravi e meno gravi a dare la misura di quello che era successo,man mano che passavano le ore.
Furono le notizie confuse incerte,esagerate, sembravano perfino,a unire i vivi ai morti,chi aspettava e chi non sarebbe mai arrivato,da nessuna parte.
Furono i sogni i desideri le speranze ,quelli che facevano meno rumore,cessati svaniti per sempre .Non appartenevano più a nessuno..
                          85 :questo il numero dei morti
              85:questo il numero dei nomi incisi su una lapide.
Per non dimenticare,diciamo,ogni anno ,da quarant'anni.
E dietro ogni nome,ogni data c'è una storia di vita mancata.Noi non dimentichiamo i morti,ma vorremmo sapere il perchè..

venerdì 17 luglio 2020

DI LIBRI E DI PASSIONI

Mi piace leggere,devo averlo già detto..
Mi piace anche rileggere,e scoprire sfumature,particolari,che una prima lettura,spesso con l'entusiasmo e la curiosità per il nuovo,non avevo apprezzato.
Ultimo,in ordine di tempo: la "Biografia del figlio cambiato" di Andrea Camilleri che voglio così ricordare,ad un anno dalla sua morte.
E' stata una lettura piacevole ed illuminante su tanti aspetti della vita di Pirandello,per me fra i grandi della letteratura e del teatro.Alla sua maniera un po' sorniona,ma sempre con precisi riferimenti storici e bibliografici,traccia un ritratto insolito,spesso contraddittorio di Pirandello uomo,più e prima che scrittore. Mi capita comunemente ,parlando di certe situasioni un po' ingarbugliate,complicate,di definirle pirandelliane.Adesso so esattamente quanto questa definizione,o intuizione,sia confermata dal racconto della vita del drammaturgo.

La tomba di Pirandello e quel che resta del Pino solitario che la ombreggiava.Un nuovo pino,della stessa famiglia, è stato piantato e cresce rigoglioso,avendo superato i 16 anni di vita.








Sempre in antitesi con se stesso,sembra faccia fatica a trovare un punto di equilibrio fra il desiderio di emergere,con le proprie capacità ed una vita propria,e la necessità di dover dipendere da un padre dal quale si sente avulso,altro.E' Pirandello ed il suo doppio,o meglio un dissociato e la storia andrà avanti,negli anni.
E quando finalmente riesce a considerarsi figlio,di un padre al termine dei suoi anni,la sua ossessione di padre impositivo ed invasivo aumenta,facendogli ripercorrere gli stessi errori che lui aveva vissuto da figlio.
E quasi una deformazione genetica,una condanna,questa presenza pervasiva nei confronti dei figli,si ripete anche con i propri  figli.
"Devo chiedere scusa ai miei figli di averli confusi con me stesso.Li trattavo come trattavo me stesso;ora so-lo capisco tardi-di essermi sempre trattato male."
Queste parole avrebbe potuto scriverle  benissimo Don Stefano,il padre di Luigi.Ma a maggior ragione Luigi Pirandello,che tardi se ne era reso conto.Invece le scrive  il figlio più giovane,Fausto.
E'il passato che si rinnova nel presente  e si proietta nel futiro,tutto da patire:
"....In verità
come da sempre nati
come per sempre vivi
               siamo qua. "
Camilleri non scrive una vera biografia,ma ci racconta i vari passaggi della vita del grande Pirandello,come parlasse per sentito dire,storie di paese e di paesani,ma sempre attingendo alla fonte,agli scritti sparsi,racconti,versi,anche qualche disegno,Pirandello è stato anche un discreto pittore, ed interpretando ciò che legge.
Ne nasce una fotografia a tinte forti,spesso drammatica,di una vita  difficile,fra genio, tragedia  e follia.

mercoledì 17 giugno 2020

LE SORPRESE DELLA QUARANTENA

In questi mesi di quarantena,girando, ho trovato per caso la pagina della Libreria Ave,di Reggio Calabria.Lo so,ora sono in Sicilia ,provincia di Catania,non mancano le belle e fornite librerie,molte delle quali convertite ed adeguate alle nuove esigenze,con attività diversificate e parallele al libro.
Ma leggendo di questa pagina ho fatto un tuffo nel passato..Non sapevo esistesse ancora,ne ho avuto conferma leggendo la sua piccola ed importante storia.Io la frequentavo nei primi anni 50,gli anni delle superiori.
                                     Questa la mia scuola:stituto Tecnico  "R.Piria"Reggio Calabria


Lascio degli indizi che faranno ricostruire la mia età,non importa,fino a quando posso raccontarla,mi va bene!
Non avevo mai visto prima una libreria,arrivavo da un piccolo paese dove c'era ,e per fortuna,solo un'edicola.
Era vicina alla scuola,ci passavo per qualche testo scolastico,ma c'era tutto un mondo di altri libri,un mare dove avrei voluto naufragare,a rischio di essere sommersa,ma da onde di parole.
Soldi per acquisti estra,diciamo voluttuari, non ne avevo.Ci passavo ogni mattina,avanzava tempo fra l'arrivo del treno e l'entrara a scuola.
Ormai il titolare non mi chiedeva più nemmeno di cosa avessi bisogno,conosceva già la mia risposta ed anche il mio imbarazzo:guardavo.Poi uscendo prendevo qualche catalogo,quello era gratis.
E per qualche giorno avevo da leggere.Leggevo il nome degli autori,i titoli dei loro libri,il contenuto lo potevo solo immaginare..
Facendo la cresta sul panino racimolavo qualcosa durante la settimana ed ogni tanto mi potevo perrmettere qualche lusso.Le prime edizioni economiche che ricordi erano i BUR della Rizzoli:70 lire,o 140 se doppi.Ho una decina di questi volumetti,li ho tutti foderati in rosso, col nome stampato sopra .Hanno resistito agli anni,ai mille traslochi,a qualche scossa tellutica,ed hanno un posto speciale ,nella mia libreria,ma anche nel mio cuore.
La Libreria sopra citata,ha dei video interessanti con la lettura di brani di autori vari,piccole presentazioni,fatte spesso dagli autori o anche dai clienti.Ci passo spesso ad ascoltare.
ho anche inviato un messaggio ai nuovi titolari,persone molto attive ed attente,con la promessa che alla prossima occasione ,trovandomi dall'altra parte dello stretto,passerò a salutare..
Di solito sono i libri che ci raccontano le storie,ma per me è vero anche il  contrario,su molti miei libri ho belle storie da raccontare.per adessoparto da qui,la mia minibiblioteca che mi segue da un'infinità di anni..

sabato 23 maggio 2020

QUEL 23 MAGGIO


Era tiepido il pomeriggio palermitano di quel 23 maggio ,sapeva di fiori gialli di ginestre dal profumo dolciastro e di ronzio di api golose,attorno.Sapeva di profumo di zagara che a ondate invadeva anche quel nastro d'asfalto dove le macchine adavano,una dietro l'altra,andatura regolare,giusto distanziamento.La natura rigogliosa e colorata però non distraeva nessuno degli autisti,nessuno.Tutti assorti in un compito molto serio,che richiedeva il massimo di attenzione.
Ci sarebbe stato tempo per pensare ai colori ai prifumi,alle granite di quella incipiente estate palermitana.
Così pensavano gli uomini che scortavano Giovanni.
Lui no,lui pensava già ad altro,ad appuntamenti già programmati,a carte da sfogliare leggere e rileggere..
Poi fu un tonfo,sordo,fragoroso e il mondo si fermò.Si fermarono le parole a metà,i sorrisi,i pensieri,si fermò il sole e fu il buio di una notte infinita.Furono le sirene impazzite delle auto che già non c'erano più,le spie di qualche freccia che indicava deviazioni assurde su strade inesistenti.
Niente altro,neanche il giallo delle ginestre, ormai un non colore.Anche gli alberi avevano una innaturale immobilità,le foglie piegate dal peso dell'orrore.
Non abbiamo visto subito: le immagini arrivarono dopo,ma il fragore superò montagne e colline e raggiunse velocemente città e paesi di tutta l'Isolala.E anche oltre.Arrivò fino alle falde dell'Etna dove i ragazzi stavano preparandosi per uscire,bloccando azioni e movimenti in un fermaimmagine buffo,fra incredulità stupore,ed un urlo che si congelò in gola..
Sembrò la fine di ogni speranza,poi sembrò il momento del cambiamento,forse c'è anche stato.
Oggi è solo il giorno del ricordo...








domenica 5 aprile 2020

LA DOMENICA DELLE PALME IN TEMPO DI QUARANTENA..

Non sono dello spirito giusto per scrivere oggi qualcosa.
Le parole muoiono in gola,prima di poterle esplicitare.
Ripropongo un vecchio post,ed insieme a chi legge ripercorro momenti di memoria e di tradizione.

Era la Pasqua del 2011..
LA DOMENICA DELLE PALME,FRA SACRO E PROFANO

Oggi la Chiesa celebra l'ingresso trionfale di Gesù in Gerusalemme,fra canti ,palme rami di ulivo e "osanna".
Seguiranno i giorni intensi della condanna,della crocifissione, della morte.
Quanto poco il tempo fra i giuramenti di fedeltà e i tradimenti.
Quante brevi le ore fra la tentazione,l'umana sofferenza e l'accettazione dell'amaro calice.
E poi,quando tutto fu compiuto,la luce del nuovo giorno,la speranza nuova,la Resurrezione.


Nei miei ricordi la Domenica delle Palme era cerimonia religiosa ma anche profana,pagana.
Per noi bambini era l'occasione per indossare un vestito nuovo,leggero,e prepararci
all'arrivo della bella stagione.
Gli adulti ringraziavano Dio per i doni già ricevuti dalla terra e per i buoni raccolti nei quali speravano.
I contadini preparavano i "trionfi",lunghi bastoni interamente rivestiti con tralci di rampicanti,foglie e rami di ulivo,foglie di palme intrecciate,tralci e baccelli di teneri piselli e fave fresche,nastri colorati e collane di ciambelle dolci fragranti di forno. Con gli abiti della festa arrivavano in Chiesa per partecipare alla benedizione di questi loro doni che poi dividevano fra i presenti ,riportando a casa l'ulivo e le palme benedetti,da appendere accanto alle immagini sacre,poste sempre sopra il letto.



Nel vicino paese di Bova ,piccolo borgo dell'area grecanica della Calabria, per la Domenica delle Palme
si creavano delle vere opere d'arte.
Si preparavano delle strutture,dei manichini,con sembianze di donna che poi venivano totalmente rivestite,con pazienza e maestria ,con ramoscelli e foglie intrecciate di ulivo,completati con nastri ,fiori e poi portati in processione.
Era la "processione delle pupazze"





                                                                                           PARTICOLARE DELLA LAVORAZIONE,A INTRECCIO,DELLE FOGLIE DI ULIVO.

Il rito , denominato anche "processione di Persefhone", si ripete ciclicamente a Bova. 
E' speciale ,e le figure femminili, spesso giunoniche, ci ricordano il mito greco di Persephone e di sua madre Demetra, dee che presiedevano  all’agricoltura.
La leggenda racconta che Ades, signore dell’oltretomba, invaghitosi della fanciulla Persephone, la rapì mentre raccoglieva fiori nel campo Niseo, portandola nel suo regno sotterraneo.
Ciò causò la scomparsa della vegetazione ma, dopo giorni di disperazione, le suppliche di Demetra a Zeus ottennero che la figlia, per metà dell’anno, tornasse con la madre sulla terra a far rifiorire e rinverdire campi e messi.(dal web)



Finita la processione,le statue vegetali venivano smembrate,e il loro rivestimento di ulivo e palme diviso fra i presenti.
Tutti portavano a casa i rametti benedetti che legavano agli alberi dei loro poderi,ai muri delle case,in segno di ringraziamento e di speranza per la bontà e abbondanza dl raccolto:sacro e profano,cristiano e pagano.Nella civiltà contadina,ma non solo, le distinzioni non sempre sono chiare e nette.








                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                            Un ramoscello simbolico per voi:augurio di pace, e ringraziamento ,se avete avuto la pazienza di leggere questo post forse lungo e un po noioso
Buone palme .