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martedì 30 agosto 2016

E' SUCCESSO ANCORA..

E' successo ancora..
Notte tempo,casa per casa”parafrasando Consolo,il mostro è tornato:Casa per casa,borgo per borgo,ha preteso il suo contributo di vite umane,di distruzione,di sconforto,di disorientamento.
Case da sempre le une vicine o addossate alle altre ,quasi a condividere vicinanza e rischi,a creare un mosaico di stradine di vicoli,di angoli suggestivi,di vita,di passioni.
Case vissute abitualmente o rifugi per chi tornava in cerca di un'oasi di serenità e di ricordi ,patrimonio familiare da custodire e tramandare alle altre generazioni.
Un attimo e tutto si è accartocciato,frantumato,mischiando ancora le pietre, gli oggetti ,le vite di tutti,insieme,in un unico dolore,un unico grido di impotenza,una unica paura per l'attimo successivo,il giorno successivo....
E' successo ancora:
La diceria dell'untore”Bufalino docet,da subito ha imperversato,con cattiveria,acredine,incoscienza,ignoranza ,sulla rete che al contrario dovrebbe servire per aiutare.
Con i morti da estrarre dalle macerie,da piangere,con i vivi in cerca di un motivo,un appiglio per continuare,da subito,becere rivendicazioni,polemiche ,forse anche giuste,ma fuori tempo fuori luogo,passerelle di giornalisti opinionisti tecnici improvvisati sgomitano per avere un posto in prima fila in tutte le TV.
Mentre sui social tutto serve per avanzare tesi,per dire non la propria opinione ma ripostare fino alla nausea articoletti postati da qualcuno e per i quali un clic per un mi piace non costa davvero niente,anche se non se ne conosce l'argomento,senza alcuna verifica di fatti e notizie.
C'è il tempo per le lacrime ed il silenzio,il tempo per tutto il resto.

E vorrei lanciare una provocazione.
Far pagare un congruo gettone di presenza a quanti vogliono dire la loro,spesso a ruota libera su TV-carta stampata e magari fosse possibile anche sui social,a favore di chi non ha più niente,neanche la voce e la voglia di rispondere.

Di solito questi signori SOTTUTTOIO,i gettoni li chiedono!


ritengo superflue le foto,i nostri occhi e i nostri cuori ne sono pieni.

lunedì 8 agosto 2016

PARLIAMO DI SCUOLA...O DI POSTO?

Ad ogni notiziario,locale o nazionale ,in questi giorni trovo i mugugni di schiere di insegnanti,del sud,come me,insoddisfatti ed arrabbiatissimi perché, per avere,finalmente,il posto fisso e garantito,si devono spostare dalle loro sedi.
Ma dov'è il problema?Da sempre è successo.
Si faceva la gavetta iniziando da sedi disagiate,dove in molti rinunciavano proprio per questo.Con gli anni si è passati dal trasferimento con treni e pulman, all'aereo,la ventiquattrore posto della solita valigia di cartone.Si partiva giovani,si offriva ad altri e si assorbiva dagli altri esperienza,diversi modi di vivere e di rapportarsi.Si cresceva,in una parola, esportando ed acquisendo nuovi metodi,nuovi sistemi per migliorare l'insegnamento.
Mi fanno pensare molte insegnanti ultrasessantenni che si lamentano,inveiscono, si sbracciano perché, costrette a spostarsi,si devono distaccare ...dai nipoti!

Care nonne,se alla vostra età siete ancora in cerca di una sistemazione,qualcosa di sbagliato dev'essere successo nel corso della vostra vita professionale.
Magari,in età giovanile,con la scuola sotto casa,vi siete preoccupate di mettere su famiglia,qualche figlio in più del previsto,cosa in se lodevolissima e nata da libere scelte,permessi su permessi,aspettative e quant'altro il sistema scuola permetteva.
Avete cresciuto i vostri figli nel calore e nella protezione della famiglia..e gli anni passavano,e voi restavate sempre insegnanti a tutti gli effetti,magari non di ruolo ma con qualche accumulato punteggio che vi permetteva di restare in graduatoria,in zona.
Il precariato non è una bella cosa,ci si sono dovuti adattare anche i nostri figli che non lavorano con un pubblico impiego.
Ma bisogna fare di necessità virtù,care nonne e mamme disperate.
Si sa che il meridione è un bacino di riserva di insegnanti di tutti i livelli e di personale addetto alla scuola.Si sa che il numero di alunni diminuisce anche al sud e che per logica le insegnanti se vogliono lavorare devono spostarsi dove il lavoro c'è.Si sa che ci sono stati in passato disposizioni che privilegiavano la immobilità,in nome della famiglia.
La crisi,economica,e demografica ha rimesso in gioco persone e situazioni:accettare o scegliere,dipende da ognuno di noi,secondo le proprie necessità e i propri desideri.Pretendere che tutto vada secondo il nostro metro,non è possibile,non più,almeno per ora.
So di attirarmi antipatie e contestazioni,so di non conoscere alla perfezione i vari meccanismi,ma conosco bene la categoria,che rispetto,anche se non sempre e non tutta,all'altezza del compito che si è assunto.