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martedì 15 dicembre 2020

C'ERA DAVVERO LA CITTA' SEPOLTA.

L'ho vista,sai,la tua città sepolta,e mi sono commossa,pensando a quante volte ce ne avevi parlato,nelle sere d'inverno,accanto al fuoco,facendoci fantasticare.

Era proprio lì,dove tu dicevi,a due passi dal mare, una conca ben riparata tra il
il fiume ,oggi oramai un piccolo torrente quasi sempre a secco,ed il Capo San Giovanni.
Adesso la ferrovia e la statale,la nostra strada dei gelsomini,separano questa zona dal mare,ma
immagino le navi che, arrivando dalla vicina Grecia,esploravano possibili zone di approdo sicuro,
per le navi ,ma anche possibilità di sopravvivenza.

E proprio quest'angolo di terra sembrava un invito a fermarsi: una zona ben riparata,le verdi colline che chiudevano l’orizzonte a nord erano promesse di sostentamento alimentare,il fiume accanto,difesa e provvista vitale d’acqua,non c'era neanche la necessità di superare lo scontro Scilla-Cariddi, per nuovi approdi.

E fu qui che si fermarono:una colonia non numerosa,da quello che si può capire dagli scavi già effettuati.
Già,gli scavi... A cantiere aperto,per poterci entrate abbiamo dovuto sfoderare tutte le nostre capacità di convincimento,e stuzzicare la curiosità della giovane assistente che sovrintendeva ai lavori,con la storia da me raccontata su una ricostruzione che tu facevi già moltissimi anni prima.



Un pugno di uomini bruciati dal sole che già picchia forte,continuava a scavare,con precauzione,qualche mezzo meccanico vicino,per spostare la terra in eccesso.
Un lavoro in se non diverso da quello svolto normalmente da altri uomini per dissodare la terra e prepararla alle coltivazioni più varie:terra nera grassa dura spessa, appena ammorbidita dalle piogge che avevano reso meno pregnane la polvere. Un grande quadrato recintato con nastro colorato,ed ai margini una distesa di rossi papaveri,uno spettacolo .
La collina sullo sfondo,osservata meglio,sembra un’ideale palcoscenico per il solito teatro,e chissà che scavando,non si arrivi a trovarlo.
Guardavo quegli uomini che scavavano,ed immaginavo te,alto, magro,la tua immancabile paglietta bianca a ripararti dal sole,a guidare altri uomini ugualmente arsi dal sole,che con altri mezzi,per altri scopi,violentavano la stessa terra con profonde ferite in cerca di radici. Sempre radici tu cercavi, radici di liquirizia,ma la terra ti offriva casualmente altri segni, altre tracce di radici ben più antiche e preziose.




Si favoleggiava della città scomparsa,sepolta dal mare,della sua gente che si era dovuta rifugiare altrove,in montagna creando una nuova città,stesso nome ,Deri con quel "Nuova" a ricordare cose che già c’erano,ed erano ben riposte ancora nella loro memoria.
Quando la terra ti offriva queste tracce questi segni,tu li raccoglievi ,fermavi o spostavi gli uomini con i loro picconi e diligentemente andavi a raccontare tutto e manifestare le tue ipotesi,suffragate da insignificanti,piccole prove,al proprietario del terreno,laureato,ma chiuso ad ogni eventualità di dover rinunciare anche ad un solo metro della sua terra per cose così futili..
Tutte le volte ripetevi le stesse cose..."forse sarebbe il caso,ingegnere,...chissà che non ci sia qualcosa di importante...magari si potrebbe parlare con qualcuno al museo..."
Tutte le volte la stessa scontata risposta..."le tue solite fantasie,Antonio,se ti serve lavorare,fallo pure,ma lascia perdere il resto,altrimenti lascia stare tutto e vatti a cercare altrove la tua liquirizia..."

Così,anno dopo anno Antonio ha continuato a far scavare ed estrarre dalla terra le radici di liquirizia, lasciando al loro destino piccoli indizi di bel altre radici.
Sono passati oltre 60 anni da allora: ci raccontavi di questi piccoli ritrovamenti, cocci smaltati,resti spesso strani ed incomprensibili,piccoli vuoti nel terreno.E insieme fantasticavamo di genti sconosciute,di città perdute nel tempo, di tesori nascosti,ed i sogni rendevano più lievi le notti.
Quei piccoli segni che la terra allora ti regalava,sono venuti fuori in tutta la loro incontestabile evidenza nel corso dei lavori,per la costruzione della nuova superstrada: questa volta non si poteva più fare finta di niente.
Lavori bloccati per anni,per capire la rilevanza dei ritrovamenti, e provvedere all’esproprio del terreno .




Gli scavi fin qui eseguiti hanno portato alla luce l'impianto di una città greca,e a salire verso le colline,resti di manufatti di epoca romana.

Più vicino al mare i resti di una Sinagoga,datata II-III secolo D.C.-Pare sia la seconda,per vetustà,ritrovata in Italia.Un pavimento in mosaico,in ottime condizioni alcune figure simboliche:una riproduzione del cosidetto nodo di Re Salomone ,il candelabro ebraico,un orcio con delle monete che hanno permesso la datazione.Un piccolo museo raccoglie i vari reperti trovati.




Gli scavi stanno proseguendo ma molto a rilento.

Sono sicura,papà,che ti sarebbe piaciuto vedere tutto questo,e saresti stato orgoglioso delle tue intuizioni di allora..E' come se alla fine abbia vinto tu,con la tua inascoltata ostinazione.


4 commenti:

pacandrea ha detto...

buongiorno Caterina
che bello leggerti, rivivo i racconti di nonno Guido mentre tiravo il mantiche e lui sbozzava un ferro di cavallo. Ricordo cose molto più semplici e importati dei racconto di tuo babbo ma occasione di ripensamenti oggi per me.
Da me resti insignificanti: Il console Pitilio dopo Catilina regalò delle terre sotto casa mia ai legionari in pensione diciamo così e adesso rimangono dei piccoli recinti con piccole DOMUS
Cimiteri pieni di bosco che si è ripreso il suo spazio.

Mirtillo14 ha detto...

Che bella storia !! Un padre che scavava per cercare radici di liquirizia ma aveva trovato ben altro tesoro !!!
E chissà quanto fantasticare su quegli oggetti rinvenuti per caso : di che periodo erano ? A chi erano appartenuti ?
Ma c'è voluta la costruzione della superstrada per dare il via ai lavori di scavo,che hanno portato alla luce reperti dei Greci e dei Romani !
Sicuramente tuo padre avrebbe passato ore a guardare gli scavi, che sono la conferma delle sue intuizioni di allora e si sarebbbe sentito orgoglioso.
Saluti e auguri.

chicchina ha detto...

Era una persona molto curiosa,mio padre ma i tempi non concedevano molto alle illusioni.Se ne è andato troppo presto,a soli 51 anni,ma aveva già bruciato tutte le possibili energie in tante attività, quasi inventate,perchè eravamo in sette in famiglia,ed uscivamo appena da una guerra che aveva messo in ginocchio l'intero Paese.Sarebbe stato felice davvero,a poter curiosare ,durante gli scavi.Grazie ed auguri anche a te.

chicchina ha detto...

Andrea,immagino che viviamo tutti e camminiamo su resti di precedenti civiltà,storie lontane ma che hanno fatto da battistrada perchè potessimo arrivare all'oggi.Qualche volta quello che vediamo e troviamo è sorprendente,è meraviglia.Ma meravigliano e meravigliavano noi bambini anche solo i racconti,spesso un po' romanzati.anche le piccole Domus,dalle tue parti,devono essere interessanti.Sono appassionata di archeologia,almeno sui libri,ma quando posso,o potevo,preferivo queste scoperte,piutosto che le città.Non mi stancherei di vedere e rivedere Pompei o Stabbia o,più vicono a me i vari teatri greci e romani,la Villa del Casale,Morgantina..
Ciao e grazie sempre per la tua presenza qui.