Ho finito di leggere il libro di Ferdinando Larizza- Da grande volevo fre il comunista.(La Memoria del Mondo Libreria Editrice).
Sorvolerò sugli aspetti più personali e familiari del racconto perchè coinvolta emotivamente ed anche come testimone ed in qualche caso compartecipe:l'autore è mio fratello.
Mi piace immaginare il racconto come metafora di un viaggio.
Il viaggio inizia quando il giovane protagonista,appena un ragazzino decide cosa vorrà fare da grande.
Non è un mestiere che cerca, ma una professione,di fede,quasi per un inconcio desiderio di seguire una strada già segnata dalle idee del padre, proprio nel momento in cui la
sua scomparsa prematura lo rende orfano del suo affetto e della sua guida,ma con una ricca eredità di idee,di principi,di esempi.
E' un viaggio nel tempo e nello spazio:Presto lascia il piccolo paese dove è nato,dove ha maturato le prime esperienze di partecipazione alla vita politica,con l'entusiasmo di chi sognava di poter cambiare il mondo,per arrivare in provincia di Milano,dove già ci sono altri familiari ,arrivati prima in cerca di lavoro e migliore fortuna.
Ogni viaggio è distacco da luoghi persone affetti ricordi,ma anche apertura a nuove possibilità di lavoro,nuove amicizie,nuove esperienze.
Di tutto questo il giovanissimo Ferdinando ne fa tesoro,ed il viaggio continua.
Continua anche nella storia.Una storia di emigrazione,una come tante,che proprio per questo diventa simbolo e paradigma di un sistema ,di un periodo ,di un problema.
Perchè emigrare non è solo andare altrove per cercare lavoro,è reimpostare la propria esistenza,adattarla ad altri usi,abitudini,modi di vivere.
E' necessità di integrazione,e anche in questo caso il protagonista ha raccontato storie e
dimostrato con parole semplici e fatti vissuti, che spiegano il senso ed il significato del termine “integrazione”,di come serva la volontà dei singoli ma più ancora un atteggiamento positivo e propositivo delle amministrazioni locali.
Amminisstrazioni aperte e capaci di conciliare le nuove realtà che si vanno creando con la necessità di riprogrammare spazi abitativi,servizi sociali,disponibilità all'accoglienza per far sentite tutti cittadini e non ospiti.
Ed al cotrario, Amministrazioni attenti spesso solo ai ristretti confini dell'orticello di casa per cui viene accettato il lavoro dell'emigrante,assieme al benessere che il lavoro crea ,
ma “NON SI AFFITTA AI TERRONI”.
L'impegno politico e l'attività lavorativa del protagonista si incontrano ,qualche volta si scontrano anche, perchè non sempre è facile conciliare le due cose.
L'impegno polittico e sociale,tuttavia hanno sempre il sopravvento e qui il racconto personale,la storia familiare incontra la Storia più grande e più vera di quegli anni.Storia di cambiamenti
radicali della società,storie di contesstazione,storie di stragi,pericoli di involuzione,di passi sbagliati che meritano attenzione e maturità.
Di questi anni di Storia Ferdinando ne è testimone attento,qualche volta anche partecipe,assumendo posizioni a volte dificili ma sempre dettate dal buon senso,una matura
capacità critica,non disgiunte dall'ascolto di consigli e suggerimenti,quando e se ritenuti
opportuni.
Un ricco corredo di fotografie e documenti accompagna la lettura dando spessore al racconto e credibilità testimoniale alle varie storie che si incrociano per confluire nel corso naturale della
Storia del nostro Paese per oltre tre quarti di secolo.
Leggere questo lungo racconto di vita è come immergersi in un passato che si evolve giorno dopo giorno,pagina dopo pagina,per arrivare fino ai nostri giorni,e fa rivivere eventi,ricordi,fatti,momenti forse dimenticati o sbiaditi sotto la polvere del tempo,ma è anche una rinnovata speranza che le cose sognate e sperate possano ancora realizzarsi:ai sogni bisogna credere,sempre,anche da grandi.