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sabato 2 agosto 2025

QUELL'OROLOGIO.

 

BOLOGNA 2 AGOSTO 1980

Quell'orologio che ha bloccato il tempo:

niente più treni in arrivo od in partenza.

Quel fumo acre ,gli occhi rossi, il pianto

il sangue,è morta pure la speranza.

C'era già la cabina prenotata

secchi palette e allegri salvagenti,

e quel treno che ancora non arriva...

La strada è ancora lunga per Giuseppe

la Calabria è lontana,ma già sogna

le sorprere in valigia .per i figli .

Un sogno fermo,come l'orologio.

Luigi si affacciò dal finestrino:

Si erano già dati appuntamento,

treno carrozza orari...poi fu il nulla

solo polvere sangue e cose sparse.

85 nomi ,un lungo elenco

di dolore e di morte e un orologio

che segna un tempo eterno senza tempo.


                                   PER NON DIMENTICARE





martedì 29 luglio 2025

LA DANZA DEI DELFINI


 

L’estate era finalmente arrivata, e con lei il profumo delle creme solari, il suono delle ciabatte sulla sabbia bollente e le risate leggere che si rincorrevano tra gli ombrelloni. Ogni giorno sembrava una promessa: di un tuffo più alto, di un gelato mai assaggiato, di un incontro destinato a diventare ricordo. Fu proprio in uno di quei pomeriggi infiniti che accadde qualcosa di assolutamente imprevisto…”

Sonnechiavo con un occhio e con l'altro seguivo i movimenti di Giacomo e Alessandro:non stavano fermi un attimo,fra mare e spiaggia,nuotate,per fortuna vicino alla battigia,non si sentivano molto sicuri e le mie urla,quando si allonanavano,erano un ottimo deterrente.

Sentii un'agitazione strana,grida,quasi un litigio,altri ragazzini circondavano i miei.Mi avvicinai,facendomi largo e cercando di capire.

Giacomo aveva trovato un tesoro!Così diceva,urlando e reclamandone la proprietà.Alessandro tentava di dire che l'aveva vista prima lui, mentre qualcuno di mano lesta cercava,nella confusione di sottrarre il prezioso reperto:una enorme conchiglia tritone,di quelle che vengono usate come strumenti musicali a fiato.


Da noi i marinai le chiamano Brogne e molti le usano per ottenere suoni diversi a seconda delle necessità.Un S.O.S...primitiovo,un tam tam per attirare l'attenzione se una barca rischia in mare,se succede qualcosa di importante in paese,o quando il grano portato dalle donne al mulino, diventato farina era pronto per essere ritirato:il suonatore avvisava le donne che intanto si erano ritirate a chiacchierare.

Veniva usata anche a carnevale ed un suono cupo,ripetuto in crescendo doveva simulare l'aggressione del mostro,di cartapesta,che si avvicinava alla folla,creare paura...

Era davvero molto bella, interno madreperlaceo,levigata dalle onde e dalla sabbia,e partricolare importante,era già stata usata,aveva l'apice tagliato e levigato,per poter essere usata per suonare.Sapevo di cosa si trattava ma non sapevo usarla.E venne in aiuto ,dal nulla,Nino,giovane“lupo di mare” In mare ci era nato e cresciuto,come suo padre,come suo nonno.Era una delle famiglie di vecchi marinai che da tempo facevano parte della comunità del piccolo paese.Lui sì che sapeva usarla!Ci sorprese quando reggendola con le due mani iniziò a soffiarci dentro ed un suono strano,antico,ha rotto il silenzio ed azzittito le ultime animosità del ragazzini,ora attenti ed incantati.Ci voleva fiato,maestria per modulare quei suoni semplici,ancestrali,farli durare a lungo,sospesi fra cielo e mare.E lo stupore aumentò quando ci accorgemmo che qualcosa di grande si muoveva lento fra le onde e si avvicinava:due delfini giocavano,danzando nell'acqua a due passi da noi, ci guardavano, si tuffavano, riemergevano-Meravigliose creature,avevano forse percepito quei suoni o era un caso?Arrivarono presto altri due e poi altri e altri ancora,mentre il sole iniziava ad avviarsi al tramonto.


Presto si sarebbe nascosto dietro l'Etna che da lontano,dall'altra parte del mare,sembrava indicarne il cammino ,come un faro,ma imponente e sempre col suo bel pennacchio di fumo.La danza dei delfini continuava e Nino sembrava felice,quasi in estasi,ma ormai  esausto..Mi piace immaginare che in quel momento si sentisse in simbiosi con i delfini,che fosse un incontro casuale,ma  desiderato ed atteso,qualcosa che a noi comuni osservatori sfuggiva. 


Lo spettacolo insolito aveva fatto avvicinare gli ultimi vacanzieri ancora in spiaggia, mentre il mare indossava il suo mantello scuro,con sprazzi di rosso e rosa ,ultimo omaggio del sole alle onde in eterno movimento.Nino ha smesso di suonare,dopo un ultimo soffio ,prolungato,che a tutti noi sembrò un saluto per i suoi amici delfini,forse era sua la conchiglia che i ragazzi avevano trovato.Abbiamo salutato anche noi i delfini che giocando si allontanavano girandoci le spalle.Tornammo nelle nostre case,in silenzio,conservando lo stupore per un evento strano e irripetibile.Cercammo Nino i giorni seguenti,ma sembrava sparito.Lo rivedemmo un tardo pomeriggio e gli restituimmo la conchiglia,la sua brogna,con la promessa che sarebbe venuto ancora a suonare ,per noi,e chissà,anche per i delfini.

sabato 5 luglio 2025

L'IMPORTANZA DELLE PREFAZIONI

 

Luigi Capiana:Versi giovanili.

Un libricino ,ridotto ma gradevole,anzi di più,prezioso e tutto in veste siciliana:ovvio l'autore,Luigi Capuana-Mineo 1839-Catania 1915. Editore Vito Cavallotto,prefazione a cura di Salvatore Camilleri,fine studioso della poesia siciliana ed autore fra l'altro di un importante,almeno per me,vocabolario Italiano-Siciliano,che completa altri due impegnativi vocabolari siciliano-italiano del Mortillaro e del Traina.La prefazione di Camilleri è un lungo e dettagliato escursus sule origini e sull'uso di questi versi ,scritti in età davvero acerba e che poi con la sfrontatezza propria dell'età,hanno avuto rocambolesca visibilità.

Capuana da Mineo,incontra a Catania Giuseppe Macherione,da Giarre,anche lui giovanissimo ma con qualche pubblicazione di poesie già al suo attivo.Macherione conosce Lionardo Vigo,acese,che sta lavorando alla stesura e pubblicazione de I canti popolari siciliani.Gli presenta il giovane amico Capuana che si dice disponibile a collaborare ,cercando in provincia veccchi canti popolari.Occasione ghiotta che Capuana sfrutta con spregiudicatezza,consegnando i propri versi a Vigo,che li accoglie con una buona dose di ingenuità,come autentici canti popolari.Verranno pubblicati anche in una prima ristampa,1861-1863-Solo alla morte del Vigo-1879,Capuana ripubblica i suoi versi confessando anche se non del tutto, quello che era successo in precedenza.Fra i versi alcune poesie che ci siamo abituati ad ascoltare come canzoni del folclore siciliano,e comunque gradevoli e comprensibili anche se in dialetto.

L'amico Giuseppe Macherione , giovane poeta,Giarre marzo 1840,si appassiona anche alla politica,abbraccia la spedizione di Garibaldi e ,innamorato del sogno risorgimentale,si sposta a Torino per la apertura del nuovo Parlamento Nazionale.Muore di tisi nel maggio 1861.

Alcune brevi poesie di Capuana:

BEDDA

Bedda c'aviti picciulu lu pedi

d'oru e d'argentu la scarpa v'he fari

si vi scoprissi Gran Conti Ruggeri

ca di lu pedi s'havi a 'nnamurari;

pigghiatimi lu ncensu e lu ncinseri,

mittitimi la bedda 'nta 'n'artari,

nenti  fazzu pti tia mè duci beni,

comu na santa ti vogghiu adurari.


ACCATTARI VURRIA

Accattari vurria na virrinedda

di notti la to porta spurtusari:

vidiri ,figghia mia,quantu si bedda

quandu ti spogghi prima di curcari;

ma timu ca nun fussi tanti bedda,

ca l'occhi nun m'avissiru a 'nnurbari.

Lassa la porta misa a spaccazzedda,

ad occhi chiusi ti vegnu a trovari


Faccio traduzione,a senso:

Bella che avete il piede piccolino

vi devo fare scarpe d'oro e d'argento

nel caso vi dovesse vedere il conte Ruggero

che si innamorerebbe del vostro piede.

Prendetemi l'incenzo e il turibolo

mettete la mia bella sull'altare

io niente faccio per te,mio dolce bene

ma ti voglio solo adorare ,come una Santa.


 Vorrei comperare una verrina

per poter bucare la tua porta

e vedere te quanto sei bella

quando di notte ti spogli per dormire.

Ma tempo che  miei occhi  potrebbero accecarsi

per la tua bellezza.

Lascia la porta un pò aperta

che ti verrò a cercare,ad occhi chiusi.







lunedì 16 giugno 2025

SOGNI ALLA DERIVA

 

Quell’estate cominciò con un sogno: il cielo si era capovolto, e al posto delle nuvole c’erano onde lente, azzurre, abitate da pesci che nuotavano tra le stelle.
Ogni notte, Mara si addormentava con il rumore della risacca nel cuore e si svegliava con la sabbia tra le dita. Nessuno sembrava accorgersi di nulla, ma lei sapeva che qualcosa stava cambiando.

Poi, una mattina …”

Una mattina Mara si svegliò,come al solito,al primo sole,che a fine maggio è già mattiniero.Pero,contrariamente al solito,non indugiò a letto,sembrava avere altre urgenze.Si vestì,prese le chiavi dell'auto,la sua solita piccola ma capiente borsa di tela rosa ed uscì.Il marito fece appena in tempo a bloccarla sulla porta per chiederle dove intendeva andare così di corsa.Ha dato qualche spiegazione sommaria e si chiuse la porta alle spalle.Arrivò in un attimo al mare,il suo mare ,solito posto ,sabbia ancora umida e quel tronco provvidenziale che una delle tante mareggiate invernali aveva spiaggiato,proprio li.

Si sedette,sussurrando qualosa poi restò in silenzio,ad ascoltare Il mare era musica,appena qualche increspatura,e le onde leggere e silenziose cercavano un approdo morbido sulla rena,con quei bisbigli strani che fa la schiuma quando si frantuma in tanti piccoli pezzetti di merletto sfrangiato.Un'onda appena più forte, e Mara si è come svegliata da un incanto ed iniziò a parlare.Col mare.Gli chiese conto del perchè ancora non era stata costruita la piccola tettoia che da sempre riparava dal forte sole,dov'era finito suo pade? I bambini stavano per arrivare e non c'era acora niente pronto.Poi ,incerta,si guardò intorno.Era sola.Ha concesso un suo sorriso al mare,una forma di saluto e riprese la strada di casa.

Quel cielo capovolto, che faceva scivolare fino a terra nuvole e qualche stella mentre si riempiva di pesci scogli increspature di onde che lei cercava di afferrare ma che sfugivano,la lasciavano stranita,fino all'alba.Poi tutto sembrava tornare a posto e lei,spesso,lasciava tutto per seguire una traccia,una voce,un richiamo.

Un colloquio fitto fitto col mare,meglio un soliloquio.si raccontava,mischiava ricordi infantili e d eventi recenti,lei già madre,con figli adulti, e lei bambina portata per mano dal padre,in certe lunghe passegiate sulla sabbia,fino agli scogli che chiudevano quell'insenatura dove una selva di ombrelloni,sedie,tavolini pinne canne da pesca davano più l'idea di un piacevole bivacco per ore diurne e serali che non un lido.Era il suo mare,il loro mare,una tribu di fratelli sorelle,nipoti pronipoti zie amici.Ma molti visi,molte voci,nei suoi momenti di silenzioso rapporto col mare,iniziavano a prerdere i contorni .

Un giorno in macchina,ha sbagliato direzione,non riusciva più a trovare la via del ritorno,ha continuato a chiamare il padre il marito tutti quelli che si presentavano alla mente ,ora confusa.L'hanno riaccompagnata a casa.Niente più chiavi o auto.Triste il responso clinico. Viveva in un suo mondo fatto di ricordi immagini e chissà,anche di fantasmi.Di tanto in tanto chiedeva solo di vedere il mare.Si sedeva sulla battiggia, in silenzio,perdendo ogni cognzione di tempo,ma riacquistava una serenità e quasi una gioia che per qualche momento faceva dimentcare il peggio anche ai familiari che con cura e pazienza cercavano di assecondarla.Poi ,stanca,chiudeva il tempo della memoria con un intimo fitto colloquio col suo mare, un sorriso come saluto,ed era il segnale del ritorno. Nel suo mondo.







MIEI VERSI DEDICATI

Non lo vedevi il mare

separato da strada e ferrovia

alte per i tuoi anni ,ancora pochi.

Ma lo sentivi bene:

le notti che nel mare era tempesta,

i pomeriggi calmi di risacca,

le mattinate con il cielo azzurro

e le onde a carezzare la battigia.

E ,lontana,sognavi,al tuo ritorno

lunghe nuotate e chiacchiere

e merende di pane , pomodoro

sale origano e ...sabbia e le partite

a carte con gli amici vecchi e nuovi.

E pensi ancora al mare:

ci pensi quando tornano i ricordi

sbattuti sugli scogli della vita,

quando le mareggiate della mente

portano a riva pezzi sfilacciati

degli anni andati,misera zavorra

strappata a forza a quell'ultima zattera

su cui speravi trovare salvezza

domenica 27 aprile 2025

UN RACCONTO-TANTE VOCI APRILE 2025

 "La primavera si distendeva lenta e serena, con i suoi colori freschi e il cielo che si faceva sempre più azzurro. La Pasqua si avvicinava, portando con sé una dolce sensazione di rinnovamento. Nei campi, i fiori sbocciavano timidamente, mentre il vento, leggero e gentile, sussurrava tra i rami degli alberi. Era il momento perfetto per lasciarsi alle spalle l'inverno e abbracciare la speranza che la stagione nuova portava con sé."

Finalmente si poteva sperare in nuove giornate di sole,e già pensavamo alla Pasqua,alle scampagnate.E prima ancora c'era la Domenica delle Palme:

bisognava intrecciare le palme da portare in Chiesa,assieme ai ramoscelli di ulivo,per la tradizionale benedizione.E forse si poteva indossare il primo vestito leggero,per la nuova stagione.

Avevano iniziato a lavorare già da qualche mese anche giovani ed anziani del piccolo borgo di Bova,paesino arroccato a 700 mt.l.m.,in prov.di Reggio Calabria:bisognava preparare le Pupazze di Pasqua per la processione delle Palme.Si trattava di un rito antico che da qualche anno era stato riportato in auge,assieme alla ripresa dello studio del grecanico,lingua parlata ancora da molti anziani e che raccoglieva già tanti proseliti volenterosi fra i giovani.Un rito,quello delle “pupazze”,ripreso dalla tradizione pagana, e che,come spesso accade,era stato adattato ed adotato dalla religione cristiana.Mani abili,con sapienza antica creano delle vere opere d'arte.

Si preparano delle struttute,dei manichini,con sembianze di donna che poi vengono totalmente rivestite,con pazienza e maestria ,di ramoscelli e foglie intrecciate di ulivo,completati con nastri ,fiori di campo ,i primi frutti della terra:baccelli di fave,piselli,rami di zagara,palme intrecciate a forma di fiore cuori ,ma anche dolci della tradizione.

Una festa di colori che mette allegria.

Vengono poi portate in processione per il paese,ed è una gara a chi ne ha preparate di più belle.Segue la tradizionale benedizione,davanti alla Chiesa .

Le strutture,a benedizione avvenuta,vengono spogliate degli addobbi e degli intrecci di ulivo e palme che vengono distribuiti a tuttui i presento,poprtate nelle case dove troveranno posto per tutto l'anno,per essere poi sostituite alla prossima cerimonia.Molti portano nastri e ramoscelli nei loro orti e terreni,li attaccano agli alberi,di buon auspicio per prodotti abbondanti della terra.

Il rito,ora cristiano,si rifà al mito greco di Persephone e della madre Demetra.

Ades,signore dell'oltretomba,invaghitosi della bella Persephone ,la rapì,mentre la fanciulla raccoglieva fiori nel campo Niseo,portandola nel suo regno sotterraneo.

Dalla terra,assieme a Persephone,scomparve anche ogni tipo di vegetazione.

La disperazione della madre Demetra durò giorni e giorni poi finalmente le sue suppliche a Zeus ottennero una parziale grazia:Persephone poteva tornare sulla terra,dalla madre,per metà dell'anno e durante questa sua presemza la terra rifioriva,crescevano le messi i fiori e gli alberi davano i loro generosi frutti.

Poi ricominciava in ciclo del fredo e del buio,il succedersi delle stagioni,diremmo oggi,e la preparazione della terra a nuova rinascita.

La cerimonia delle “pupazze” conosciuta anche come processione delle Persefoni,al plurale,si ripete ogni anno,richiamando molti turusti e curiori nel piccolo e pacifico borgo,gradevole da visitare anche per il resto dell'anno.

Alcune foto per rendere conto della bellezza e particolarità dell'evento.


SCHEMA  PREPARAZIONE DEL MANICHINO
DUE LAVORI FINITI- INTRECCIO FOGLIE

LE DUE FOTO  SONO  DELLA DOMENICA DELLE PALME DI QUEST'ANNO

giovedì 30 gennaio 2025

Fra sogno e realtà Gennaio 2025

 Racconto costruito su un Incipit,proposto come prova di scrittura  dal Blogger : giuseppemarino. bnogspot.com.

"Il vento sibilava attraverso le fessure della vecchia torre, portando con sé il profumo salmastro del mare e un suono insolito, simile a un sussurro. Sul tavolo di pietra al centro della stanza, una candela illuminava un antico diario dalla copertina di cuoio. La prima pagina, scritta in una calligrafia incerta, ecitava: ...".

La fiamma della candela tremolava ad ogni soffio di vento che si insinuava, più forte fra le fessure.Ho cercato di sollevare la copertina ed iniziai a leggere.La candela si spense all'improvviso,la copertina ricadde pesantemente sulle pagine,mi sentivo persa. Il vento ora fischiava forte ed anche il rumore della risacca era più insistente.Cercai di accendere la luce,ma non c'era più la correnne.Ma allora ero sveglia?Era un sogno , un incubo?Ho impiegato qualche attimo per capire,con la torcia del cellulare ,confusa,andai alla finestra,buio pesto,ma si sentiva il mare in tempesta ed il vento sembrava squotere anche i muri.

Finalmente la corrente era tornata , ho acceso tutte le luci :ero al sicuro, non c'erano tavoli di pietra ,candele spente ,o libri,in giro,solo cose familiari.Un libro c'era,sì .

Prima di dormire avevo letto alcune poesie ,in margine al Dottor Zivago.Ecco,la candela sul tavolo! “..Tormenta,tormenta su tutta la terra /fino agli ultimi confini.Una candela bruciava sul tavolo,una candela bruciava ...”(Notte d'inverno).

Forse il sonno scompone la realtà che viviamo,i pensieri ,i ricordi,per costruire i sogni,alterati,diversi,fantasiosi o mostruosi...

Continuavo a pensare al sogno,non riuscivo più a dormire e quel mare ,che non vedevo ma sentivo agitato,arrabiato mi portò ad altri ricordi.Sono arrivata,negli anni sessanta ad Aci Trezza,un borgo marinaro siciliano,in quegli anni molto in auge per via del film di Luchino Visconti, “La terra trema”.Avevo ovviamente già letto il libro ,visto anche il film ma l'atmosfera del borgo mi riportava ogni volta a nuovi aspetti, nuovi particolari: tutti gli abitanti si sentivano attori ,comparse e comunque avevano cose da raccontare,ed io ascoltavo,curiosa ed attenta.Il mare gli scogli la serenità del luogo, tutto invitava ad un vivere lento.Ogni mattina,sistemati baby ovetto e passeggino sulla mia 500 gialla portavo i bambini al nido.Una villetta ,sul lungomare.Quella mattina di febbraio ero incerta se portarli o meno ,ldi notte aveva piovuto ed il mare era ancora burrascoso.Sono partita.

Improvvisamente mi sono vista di fronte un'onda enorme che sembrava rotolarsi gonfiarsi minacciosa su per la stradina,mi sentivo al di sotto del livello del mare.Una sensazione di angoscia e paura mi ha bloccata al volante.E non stavo sognando.Ho immaginato ,quasi mi era sembrato addirittura di vederla,la Provvidenza di padron Ntoni,dibattersi fra quelle onde..

Ho preso la prima stradina,forse contromano e sono rientrata,i bambini impauriti dal mio silenzio.

Finalmente al sicuro fra le mura di casa,potevo guardare da lontano quel mare minaccioso e mi venne spontaneo rileggere qualche pagina dei Malavoglia.La descrizione era più realistica della realtà.

I ricordi,si sa,sono come le cilieggie..

Cercavo nuovi partricolari del sogno.E in “ una notte buia e tempestosa” non poteva mancare una torre:di una fortezza o di un castello? Pensai alla fortezza del Deserto dei tartari,somigliava molto a quella intravista insogno,stesso -non luogo e non tempo,stesso straniamento dal reale,e la possibilità per la fantasia di disegnare la topografia dei luoghi la planimetria delle stanze,le voci ed i silenzi degli uomini che ci vivevano.

La geografia di luoghi forse veri,ma non collocanili in un preciso punto,regione,paese, la incontriamo spesso,leggendo,e a me piace riscriverla con la fantasia,più difficile con il tempo.Ma in questo nuovo ricordo il tempo è identificabilissimo:Tempo di uccidere-Flaiano.Che pasticcio mi fa combinare l'insonnia!Ma poi cosa c'era scritto nella pagina del sogno?Cerco una risposta quasi solo visiva,per il poco che ho potuto leggere:

Ecco:”Ogni prima pagina che aprirai è una finestra su mondi nuovi e sconos...-Poi la candela si spense.

giovedì 9 gennaio 2025

SI CHIUDE CON LE FESTE !

E' proprio così: le festività natalizie,fra luci ed ombre,si sono già concluse, il nuovo anno continua a scorrere e forse non sa o non si preoccupa neanche di essere nuovo:esiste da sempre!!

Ho partecipato ,anche quest'anno,e siamo già alla XI edizione, al Calendario dell'Avvento,organizzato dall'amica blogger Sciarada-anima mundi,fra un gruppo di bloggers,qualche nuovo arrivo,molti assenti per vari motivi.Ho aperto due finestrelle,con delle mie considerazioni sul Natale,e scambiato auguri e commenti con gli altri amici. Mi è tornata la voglia di riprendere i miei vecchi cari blogs.

Con la festa dell'Epifania,che tradizionalmente chiude il ciclo delle feste, di questi giorni appena passati restano i ricordi,gli auguri,qualche incontro conviviale,qualche tombolata fra ricordi infantili e tentativi di accaparrarci un sorriso,offrire un regalo.

A me resta il piacere di aver abbracciato il figlio,dopo parecchi mesi,anche se è stato un piacere troppo breve,il tempo di disfare e rifare le valigie e poi il solito posto vuoto,a tavola,nelle chiacchierate familiari ,accanto al camino, il letto da rifare,cose da rimettere a posto,fino alla prossima occasione.Dopo anni mi ci sarei douuta abituare ed invece faccio sempre fatica a staccarmi dalla finestra per quel saluto,prima che risalga in auto,prima che il cancello si richiouda alle sue spalle...

Ieri ho ripopsto le chincaglierie-addobbi-tirati fuori dal loro ormai consunto scatolone,appena qualche settimana prima,e per almeno  un anno saranno al buio,affastellati,sempre più stretti,nonostante si tratti delle solite cose: palle palline capanne piccoli presepi ghirlande angeli .Luci e lucine sistemati a parte .E un punto interroativo,ormai sempre presente quando penso al dopo.La mente programma,anche se a breve,ma poi è il caso a tirare le fila …

Il nuovo anno?Non ho ancora un calendario o un'agenda,ma il tempo nel suo scorrere veloce,sa come avvisarmi dei giorni che passano,degli impegni da assolvere,dei farmaci che devo riassortire ,ecc.ecc.

Non ho fatto alcun proposito,ogni giorno mi presenterà il suo scarno programma che cercherò di seguire.Spero non porti più danno di quanti ne ha portati l'altro,appena archiviato. Alcune foto del mio Natale attraverso piccole cose spesso fatte da me,tanto per creare l'atmosfera.



palle,palline ed un alberello hand made.






Angeli e bo0lle di sole...

Parte del piccolo presepe


















Stilizzatissimi,sempre in una bacca vuota.
In una bacca ...