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lunedì 8 agosto 2016

PARLIAMO DI SCUOLA...O DI POSTO?

Ad ogni notiziario,locale o nazionale ,in questi giorni trovo i mugugni di schiere di insegnanti,del sud,come me,insoddisfatti ed arrabbiatissimi perché, per avere,finalmente,il posto fisso e garantito,si devono spostare dalle loro sedi.
Ma dov'è il problema?Da sempre è successo.
Si faceva la gavetta iniziando da sedi disagiate,dove in molti rinunciavano proprio per questo.Con gli anni si è passati dal trasferimento con treni e pulman, all'aereo,la ventiquattrore posto della solita valigia di cartone.Si partiva giovani,si offriva ad altri e si assorbiva dagli altri esperienza,diversi modi di vivere e di rapportarsi.Si cresceva,in una parola, esportando ed acquisendo nuovi metodi,nuovi sistemi per migliorare l'insegnamento.
Mi fanno pensare molte insegnanti ultrasessantenni che si lamentano,inveiscono, si sbracciano perché, costrette a spostarsi,si devono distaccare ...dai nipoti!

Care nonne,se alla vostra età siete ancora in cerca di una sistemazione,qualcosa di sbagliato dev'essere successo nel corso della vostra vita professionale.
Magari,in età giovanile,con la scuola sotto casa,vi siete preoccupate di mettere su famiglia,qualche figlio in più del previsto,cosa in se lodevolissima e nata da libere scelte,permessi su permessi,aspettative e quant'altro il sistema scuola permetteva.
Avete cresciuto i vostri figli nel calore e nella protezione della famiglia..e gli anni passavano,e voi restavate sempre insegnanti a tutti gli effetti,magari non di ruolo ma con qualche accumulato punteggio che vi permetteva di restare in graduatoria,in zona.
Il precariato non è una bella cosa,ci si sono dovuti adattare anche i nostri figli che non lavorano con un pubblico impiego.
Ma bisogna fare di necessità virtù,care nonne e mamme disperate.
Si sa che il meridione è un bacino di riserva di insegnanti di tutti i livelli e di personale addetto alla scuola.Si sa che il numero di alunni diminuisce anche al sud e che per logica le insegnanti se vogliono lavorare devono spostarsi dove il lavoro c'è.Si sa che ci sono stati in passato disposizioni che privilegiavano la immobilità,in nome della famiglia.
La crisi,economica,e demografica ha rimesso in gioco persone e situazioni:accettare o scegliere,dipende da ognuno di noi,secondo le proprie necessità e i propri desideri.Pretendere che tutto vada secondo il nostro metro,non è possibile,non più,almeno per ora.
So di attirarmi antipatie e contestazioni,so di non conoscere alla perfezione i vari meccanismi,ma conosco bene la categoria,che rispetto,anche se non sempre e non tutta,all'altezza del compito che si è assunto.


8 commenti:

il monticiano ha detto...

Credo che il titolo di questo ottimo post dica tutto.
Un salutone,
aldo.

Tomaso ha detto...

Cara Chicchina, ho sentito pure io che ce un certo malumore per gli insegnanti, la cosa si ripete ogni anno, e nessuno è soddisfatto.
Non resta che sperare che il ministro dell'istruzione trovi il modo di soddisfare le richieste degli insegnati.
Ciao e buona giornata cara amica, con un abbraccio e un sorriso:)
Tomaso

chicchina ha detto...

Ti ti ringrazio Aldo,vedo che ci siamo capiti,come al solito.Un abbraccio e a presto.

andreapac ha detto...

al lavoro non si può rispondere vieni dove sto, ma va preso dove è.
forse gli stipendi non permettano molto grandi spostamenti e lunghi periodi.
dove si abita forse siamo delle principesse e prindcipini, pretendenti a vita con inchini e facili impegni. Mi chiedo perchè continuano a laurearsi un lettere e legge e medicina quando sanno che il mercato è saturo per 30 anni??????

chicchina ha detto...

Tomaso ,è difficile che ci si per ognuno di noi la possibilità di lavoro..sotto casa.Spesso non lo si trova neanche fuori,quindi è giocoforza accettare quello che viene proposto.Gli insegnati comunque hanno sempre la possibilità di rientrare nelle zone di origine,dopo qualche tempo,diciamo che sono quasi avvantaggiati....

chicchina ha detto...

Andrea,dici bene,non sempre il lavoro e la residenza vanno di pari passo,anzi quasi mai.Io mi sono trasferita nel 61-un diploma e una valigia e via..i miei figli appena finita la scuola,diploma -portatile e ventiquattrore.Se il lavoro manca,in particolare al sud,lo si va a cercare dove lo si trova,ormai più in Europa che in Italia .La speranza o le minori difficoltà di studi universitari forse sono alla base di certe scelte,fallimentari a prescindere.Buona estate,Andrea.

Costantino ha detto...

Una analisi che condivido in tutto, buona serata.

Gingi ha detto...

Passavo per un saluto, e ho riletto questo scritto che avevo già condiviso in FB.
Chicchina dovresti scrivere più spesso... analisi perfetta ed amare costatazioni sulla società di adesso.
Un abbraccio
Gingi